lunedì 19 ottobre 2015

Diciassette ottobre

Sì, tutto bello, tutto intenso, tanta felicità, finalmente a Casa, Giulia, mia piccola Giulia, quando sentirai parlare Pulici capirai ancora una volta perché il Toro ti ha scelta, Davide, mio grande Davide, stammi vicino ché mi viene un po' da piangere, come sono belli i miei figli, sono tanto fortunata, stiamo qui ammassati a NON fare foto, però aspetta: una foto voglio farla, voglio fare una foto a quella casa là, quella casa all'angolo fra via Spano e via Tunisi, quella all'ultimo piano, sì, proprio quella, quella è la casa in cui (forse) sono stata concepita, quella è la casa in cui (sicuramente) ho imparato a camminare, a dire le prime parole, la casa in cui mi hanno dato la prima minestrina e l'ho sputata quasi tutta perché papà aveva riso così tanto dopo che ne avevo sputato il primo cucchiaio, quella è la casa in cui ho il ricordo più antico, il ricordo di quando mi sono fatta pizzicare le manine dalle porte dell'ascensore, che bella la casa di via Spano, ricordo in modo nebuloso il terrazzo, ricordo il terrazzo e i giochi, i giochi che facevo con mio fratello, ricordo anche quello che non posso ricordare perché non c'ero ancora, ricordo che mamma e papà erano andati a vivere là da sposini, sì, proprio lì, sopra il Fila, e allora sì, sabato siamo tornati a Casa ma io, sì: io, io, io, ci sono tornata per due volte e, ditemi quello che volete ma io, sì: io, io, io, ogni tanto alzavo la testa verso quel terrazzo e li vedevo, vedevo mamma e papà giovani, felici, con tutta la vita davanti, e mentre li vedevo ringraziavo il Fato perché hanno davvero avuto una bella vita insieme e anche io ne ho fatto parte.

Certe cose vanno dette tutte d'un fiato se no non si riescono a dire.

Ciao, Papà, continuo a guardare in cielo: me lo hai insegnato tu.

E sempre forza Toro (che vuole dire tante, ma tante, ma tante e ancora tante cose, soprattutto quelle che non si riescono a dire in altro modo).