domenica 19 gennaio 2014

Spensieratezza

La tavola è preparata come piace a me: piatti, sottopiatti, tovaglioli in tinta con il mio umore (granata, non nero: che meraviglia, eh?), due caraffe d'acqua e due di vino rosso, il cibo è nelle teglie, le teglie poggiano su sottopentola in legno.
C'è proprio tutto.
Sento la pioggia che danza sul tetto della veranda.
Spengo la luce e accendo le candele: sono quattro, una per ogni punto cardinale: proverò a non smarrirmi, per una volta...
Tra poco arriveranno gli Amici, quelli con condivido il Toro, quelli con cui condivido la Musica, quelli con cui condivido le Emozioni, quelli con cui condivido, condivido punto e basta.
Aspettando il loro arrivo, mi commuovo un po': mi piace sentire le buone vibrazioni che si interlacciano con le mie fibre.
Mentre sento l'ennesima lacrima farsi largo fra le ciglia, elenco sottovoce tutti i momenti in cui ho dato libero sfogo a quella strana acqua salata che spesso concorre a farmi gli occhi belli:
- domenica scorsa durante Toro-Fiore quando i miei figli controllavano che lo striscione del Fratello giunto da Firenze non cadesse
- sempre domenica scorsa, dopo la partita, a Villa Claretta ripercorrendo ancora una volta una Storia che è Poesia che è Tragedia che è Immensità che è Esaltazione che è Inferno che è Storia e la Storia è TUTTO e diventa NULLA solo quando si smette di raccontarla
- ieri sera quando ho suonato "C'mon Ev'rybody" e si capiva che di quel brano di trattava
- oggi durante Sassuolo-Toro, durante quasi tutta la partita, primadurantedopo i gol [N.B. Il prossimo che dà del gobbo a Immobile... no, vabbe': libero pensiero in libero stato e anche rispetto, sempre e comunque. Mettiamola così]
- sempre oggi mentre parlavo con la Stefi alla fine della partita e lei diceva: "Siamo belli! Siamo belli o no?"
Ripeto il tutto come una litania e contestualmente non mi oppongo, come farei di solito, al lasciarmi andare alla stanchezza e finisco per coricarmi sul dondolo della veranda.
Fa un po' freddo, ma il suono della pioggia è una delizia a cui non posso sottrarmi e piano piano, senza accorgermene, mi ritrovo a sognare.
Sogno i miei figli grandi, ognuno per la sua strada, li sogno felici, li sogno insieme con me allo stadio ed i miei ricci sono quasi tutti bianchi, sogno di essere in cima ad una collina nel Sud dell'Inghilterra e da lì spicco il volo e poi sogno di essere di nuovo nella mia stamberga vicina al fiume, coricata sul dondolo della veranda, uno suono intermittente disturba la pace del mio sogno e allora mi sveglio e sono davvero sul dondolo e c'è qualcuno alla porta: sono arrivati gli Amici.
Entrano lasciando tracce di pioggia nell'ingresso e si seggono intorno al tavolo: ognuno di essi sa qual è il suo posto.
Dopo qualche chiacchiera casuale, cade il silenzio e ci guardiamo senza un ordine preciso, senza preferire qualcuno a qualcun altro, ci guardiamo e basta, ci guardiamo e sorridiamo.
Ci sono stati momenti in cui ci siamo scannati e ce ne saranno ancora.
Ma questa sera no.
Questa sera siamo qui per ricordarci vicendevolmente che non c'è nulla di male ad essere felici e leggeri nel momento in cui si è felici e leggeri e che per la tristezza e per la pesantezza c'è sempre tempo... il tempo, che è e rimane il più grande e insondabile mistero, e il tempo, che quando fuori piove... sì, basta poco per essere spensierati, basta poco quando c'è... tutto.
E con ciò che cosa voglio dire?
Niente di più di ciò che ho detto: lascio ad altri il praticar l'arte dell'immaginare quel che non è e mi tengo stretto il mio blaterare sereno.
Prosit!