venerdì 29 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 9

La Canzone della Pioggia

C'era un ragazzino a Liverpool e con la chitarra se la cavava.
Era diventato un Beatle, aveva sparso musica e gioia per il mondo, e poi era diventato grande.
Dodici anni fa è volato via.
A volte mi chiedo che faccia abbia fatto l'altro Beatle, che sulle nuvole era già da un po', vedendolo arrivare in cielo.

Ciao, Georgie boy, e grazie.



Sì, grazie, Georgie boy.
Grazie per CHI sei stato e perché sei in un certo senso il 'padre' di quella che per me è LA Canzone.
Ognuno ha dei capisaldi, alcuni fra i miei:
- IL Libro: Cent'Anni di Solitudine
- LA Squadra: il Toro
- IL Fumetto: Devil
- IL Cibo: il cioccolato fondente
- IL Fenomeno Meteorologico: la pioggia
- LA Band: i Led Zeppelin
- LA Canzone: The Rain Song

The Rain Song.

Narra la leggenda che George Harrison disse a Jimmy Page che il problema dei Led Zeppelin era che non avevano ballate nel loro repertorio.
Page accettò la sfida, che sfida non era ma forse sì, e si diede da fare componendo "The Rain Song", i cui primi due accordi sono gli stessi di "Something".

The Rain Song, Georgie boy... GRAZIE: riposa in pace.

martedì 26 novembre 2013

Rock and roll

Toro-Catania 4-1

Il cielo di Torino sul calar di Toro-Catania
Mi ostino a chiamarlo Toro anche se Toro non è, ma vabbe', tant'é, pereppeppé.
Quattro gol non servono a cancellare ciò che non c'è da tempo immemore e, al tempo stesso, fanno stare bene benino per un po'.
Due giorni fa era giorno di partita, due giorni fa ero allo stadio con mio figlio, solo con lui.
Solo con lui e con gli Amici che ritrovo lì: niente Stefi, niente Davide-Amico, niente Manuuuu.
Uscendo dallo stadio gli racconto che [voce da vecchietto del Far West ON] ai miei tempi ho visto il Toro vincere contro il Lanerossi Vicenza per quattro a zero e mi trovavo proprio in quel punto dello stadio [voce da vecchietto del Far West OFF] e che, in tale occasione, mi era anche successa una cosa piuttosto imbarazzante.
"Che cosa, mamma?"
"Oh be', ciccio... sai, allora andavo sempre in giro con un piccolo taccuino in tasca..."
"Taccosa?"
"Taccuino, blocco note, fogli pinzati fra loro e adornati da copertina."
"A volte parli strano, lo sai?"
"Sì, certo. Dunque, dicevo: andavo sempre in giro con un piccolo taccuino in tasca e una Bic blu."
"E dove sta l'imbarazzo?"
"Sta nel fatto che la Bic mi si era smontata in tasca e mi aveva tinto la chiappa destra di blu. Ci sono voluti secoli prima di riuscire a cancellare quel tatuaggio estemporaneo."
Scoppia a ridere.
Mi piace sentirlo e guardarlo quando ride.
Veramente mi piace sentirlo e guardarlo sempre.
Anche quando mi sta sulle palle.
Perché - ammettiamolo - i figli ogni tanto stanno anche sulle palle... siamo stati o siamo tuttora figli, no? Sappiamo quanto possiamo essere molesti, no? Sì, lo sappiamo.
Esistono tanti modi per essere genitore e l'unico che conosco io è quello di considerare i miei figli come persone, indipendentemente dal fatto di essere persone con cui condivido un po' di DNA e molta vita.
Persone speciali perché mi hanno regalato la grande e buona fortuna di essere la loro madre, persone speciali perché mi garantiscono la grande e buona opportunità di osservare la loro crescita.
Persone speciali e anche persone normali.
Sì, i miei figli sono più belli, più sensibili e più intelligenti di chiunque altro, è ovvio.
E sono anche normalmente pessimi: sono esseri umani.
Vabbe'.
Che cosa stavo dicendo? Ah, sì: mi piace sentirlo e guardarlo ridere.
Mi piace abbracciarlo.
E mi piace essere abbracciata da lui, soprattutto ora che sto sperimentando l'essere sovrastata fisicamente da 'sto ragazzo in crescita, da 'sto ragazzo che guardo negli occhi sollevando il capo perché, ORA, i suoi occhi sono più in alto dei miei.
Allora.
Dunque.
Non succede spesso, ma quando succede... insomma: non succede spesso che il Toro segni, ma quando il Toro segna, quelli del Toro si abbracciano.
Quelli del Toro si abbracciano.
Sconosciuti con sconosciuti.
Amici con Amici.
Figli con le Madri.
Domenica - e per quattro volte! - ha spalancato le braccia, istintivamente mi sono voltata verso di lui, e mi ha stretta forte a sé.
Fra il voltarmi verso di lui e l'essere stretta dalle sue braccia, però, c'è stato un momento - piccolo e quasi eterno - in cui ho visto nei suoi occhi lo sguardo che probabilmente avevo io nei miei quando l'ho visto camminare per la prima volta, portarsi il cucchiaio alla bocca per la prima volta, scrivere il suo nome su un foglio per la prima volta.
Era come se mi dicesse: "Stiamo crescendo insieme e ci sono ancora tante cose da imparare! Anche che posso essere più grande di te!"
Ho forse letto troppe cose in quattro banali abbracci? Sì? E chi se ne frega: mi piace leggere.
Quattro gol non servono a cancellare ciò che non c'è da tempo immemore e, al tempo stesso, mi hanno regalato quattro abbracci che metto in cantina per i momenti di carestia.
E il Toro?
Boh, oggi mi viene da rispondere OLÉ, domani tornerò a cercarlo: prima o poi lo (ri)troverò.

Uh, quasi dimenticavo... mia figlia e il suo compagno di scuola gobbetto e molesto.
Lui è andato a cercarla per dirle: "Ieri la giuve ha vinto due a zero!"
Lei avrebbe potuto rispondere estiqaatsi, ma non l'ha fatto: brava, bimba mia... anche se in realtà l'ha fatto a modo suo rispondendogli: "Ti ho mai detto che non mi occupo di quella specie di squadra e che a me interessa solo il Toro? Te lo dico adesso: non mi occupo di quella specie di squadra, a me interessa solo il Toro." Ancora: brava, bimba mia.

Forse trovo un po' di Toro proprio nei miei figli, forse è per quello che a volte dimentico gli affanni Granata, forse è per quello che due normalissimi esseri umani - quanto meno nella mia vita - fanno LA differenza.
E dunque... e dunque rock and roll.





domenica 24 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 8

I can fly, my friends!

Riesco ad ascoltarlo solo una volta all'anno: oggi.

The Show Must Go On... and it goes... oh dear...

Manchi.

(Ci sono vite che non possono essere raccontate se non con il favore delle tenebre perché son talmente grandi che finirebbero per oscurare il Sole e spegnere tutte le altre stelle... e il Gelo non finirebbe mai...)

(8036 giorni da quando sei volato via: li conto da allora)





martedì 19 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 7

Omega e Alfa


19 novembre 1982
Pubblicazione di Coda, nono e ultimo album in studio dei Led Zeppelin. Esce a poco meno di due anni dallo scioglimento della band (4 dicembre 1980) per ottemperare a obblighi contrattuali in essere con Atlantic Records.
Non lo acquisto subito: la morte di Bonzo brucia ancora.
L'anno successivo, mentre torno dalle vacanze, vado letteralmente a sbatterci contro in un autogrill.
Mentre i miei compagni di avventure estive sono in coda (sic) alla cassa per approvvigionamenti vari, mi metto a guardare distrattamente le cassette esposte.
Baaaaaaaaaaaaaam. È lì, proprio davanti al mio naso.
Rimango a guardare la copertina morsicandomi un labbro.
"Lo compro?" "Non lo compro?" "Lo compro?" "Non lo compro?" "Lo compro?" "Non lo compro?"
Continuando a mordermi un labbro e a farmi quelle due domande, mi ritrovo pure io in coda (ri-sic) alla cassa: stringo in una mano quella musicassetta e, assurdamente, mi sento in colpa perché non è un vinile.
Giunta a casa, la stringo ancora in mano, anche mentre saluto i miei. Dopo cena salgo in camera, strappo la plastica, apro la custodia, inserisco la cassetta nel registratore.
Poi vado a fare la doccia: che bello ritrovare il mio accappatoio nero... e in quell'umidità che sa di casa mi corico sul letto, appoggiandomi sul fianco sinistro, avvolgo in una specie di abbraccio il registratore e trovo il 'coraggio' di premere il tasto PLAY.
Ascoltando Coda per la prima volta, piango tutte le lacrime che non sapevo di avere ancora dentro.
Adesso sono diventata grande (ah ah ah!) e lo ascolto raramente: Coda è l'Omega degli Zep.

19 novembre 2012
Pubblicazione di Celebration Day, DVD e doppio CD del concerto degli Zep (più Jason Bonham) tenuto alla O2 Arena di Londra il 7 dicembre 2007. Mi viene regalato immediatamente da una persona che mi vuole un mondo di bene.
Ho visto il film del concerto il 17 ottobre al cinema con alcuni Amici: una sera ricca, ricchissima.
Adesso ho un anno in più rispetto all'anno scorso (sono un genio matematico) e lo vedo/ascolto spesso e volentieri: Celebration Day - nonostante tutto - è l'Alfa degli Zep.

Mica è obbligatorio iniziare dall'inizio o pensare che la fine sia davvero la fine, no?





It starts out like a murmur
Then it grows like thunder





You can feel the beat within my heart


domenica 17 novembre 2013

Viva le differenze

"Sa', adesso lo chiamo."
Suona.
Suona.
Suona.
Finalmente si decide a rispondere.
"Ciao, Megera, che cosa vuoi?"
"Vieni qui. Tre, due, uno."
Click.
Mentre aspetto il suo arrivo, mi dedico alle mie chitarre. Accordatura standard per Eleida (la classica), in Re aperto per Nuit (l'acustica).
Sgranchisco un po' le dita e lascio che si muovano da sole sulle corde: non ho bisogno di pensare quando suono, tutto quel che devo fare è... suonare.
DA-DANG-DA-DA-DANG.
"Dev'essere Sagliets... vado ad aprire..."
Appoggio Eleida sul divano, mi avvicino all'ingresso, apro la porta.
"Ciao, Sagliets, qual buon vento ti porta qui?"
"Testa d'incudine... mi hai chiamato, mi hai detto di venire qui e poi hai messo giù... che cosa avrei dovuto fare?"
"E tu fai tutto quello che ti dico? Allora, ascolta: vedi quei vetri laggiù? Avrebbero bisogno di una pulita. Nello sgabuzzino trovi tutto l'occorrente. Grazie, Amico! Io intanto vado a raccogliere un po' di erbe. Ci vediamo dopo!"
Rimane a guardarmi basito mentre indosso il mantello e mi dirigo verso la porta.
"Ou!" Grida.
Non so se dirgli ORA che sto scherzando... glielo dico dopo, dai...
"Sì, ciccio?" Rispondo voltandomi per guardarlo in faccia.
"Ciccio 'sta fava! Ma che cazzo! Non hai rispetto per nessuno! È proprio vero che sei una stronza! Ma guarda te se devo sottostare ai tuoi capricci! Bla bla bla! E ri bla bla! E bla!"
È un torrente in piena: che spettacolo la forza della Natura.
"Sagliets..."
"Che cosa vuoi ancora? Me ne vado!"
"OK. Prima di andartene, però, dai un'occhiata allo scaffale alla tua sinistra, per favore..."
Nonostante sia incazzato abbbestia, si volta.
Dapprima non comprende, poi capisce.
"Silvietta... ma..." Dice sorridendo, gli occhi un po' umidi di lacrime.
"Hai visto? Sono stati i primi libri a cui ho dato un luogo quando mi sono trasferita qui in riva al fiume."
"Cavoli..." Mormora. "Ma... ma... qui c'è proprio tutto?"
"Sì, Mauretti. Tutto quello che hai scritto finora. I due scaffali sotto rimarranno vuoti finché non ci saranno altre tue parole per riempirli..."
"... e quindi tu..."
"... e quindi io, da quando ho conosciuto i tuoi scritti e poi ho conosciuto te, ogni volta stampo le tue pagine e poi - quando i fascicoli si fanno corposi - le rilego. Le rilego, le rileggo: una G a volte può fare una grande differenza non trovi?"
"Non so che cosa dire..."
"E non dire niente, allora. Piuttosto che sparare stronzate a casaccio, taci. Poi vieni in cucina: voglio farti vedere perché ti ho chiesto di venire qui proprio oggi." Vado verso la cucina con passo spedito, poco dopo mi raggiunge.
Si ferma sulla soglia, guarda il tavolo, sorride ancora una volta: gli ho preparato la torta salata che preferisce.
"Silvietta... non dovevi..."
"Volevo, però..."
"Tu ci sei sempre."
"No, Sagliets, a volte ci sono e a volte no. Diciamo che io ci sono sempre stata nei momenti in cui era necessario che io ci fossi e tu idem con patate. Anche quando eri così obnubilato da non riconoscere te stesso, anche quando ero così obnubilata da non sapere più chi io fossi."
"Già. Come quella volta in cui..."
Stappo una bottiglia di Dark Island, riempio due bicchieri, li alziamo come se fossero il Graal.
"... e quell'altra volta in cui..."
Snoccioliamo eventi del nostro percorso comune in cui ci siamo accettati per come eravamo nel momento in cui lo eravamo, ci raccontiamo di "quelle volte in cui", facciamo progetti per il futuro, ci distraiamo dal presente di questa domenica senza Toro e dall'amarezza di provare quasi sollievo... sarà anche una domenica senza Toro, ma è un essere senza Toro che nulla ha a che vedere con l'essere senza Toro che - maledizione - si sta consolidando.

"Hey, Sagliets! Si è alzato il vento, lo senti? Mi è venuta un'idea..."
"Quale?"
"Andiamo a far sventolare le Bandiere?"
"E andiamo, dai!"

Seduti sulla riva del fiume, senza attendere che passino i cadaveri dei nostri nemici giacché nemici non abbiamo(*), lasciamo che due Bandiere Granata danzino con il vento(**), facendo attenzione a che non volino via e così ci nutriamo del Tempo che manca a quando il Toro tornerà.
Perché tornerà, vero? A volte vorrei sentirmelo dire sapendo che si tratta della verità.


 
(*) Oh be’, in realtà abbiamo nemici, tutti ne hanno. Per MIA buona sorte ho nemici di scarso valore intrinseco e pure estrinseco e dunque, alla fine della fiera, vivo nel bel mondo che ho costruito fin qui senza troppi patemi e occupandomi della felicità mia e di chi abbia voglia di guardare un po’ più in là del proprio naso.
(**) A quelli del Toro piace fare cose da Toro... (***)
(***) ... anche se non proprio tutti quelli del Toro fanno cose da Toro. Che dire? Viva le differenze: SEMPRE.





... Send me a dreamboat
That I can sail away...




martedì 12 novembre 2013

Fiction

Roja e alcune persone.
Facciamo un gioco.
Facciamo che qualcuno decide di girare una fiction su Gigi Meroni.
Facciamo che l'attore scelto per impersonare Gigi è Alessandro Roja.
Facciamo che Alessandro Roja vuole entrare nella psicologia di Gigi.
Facciamo che alcune persone di buona volontà e tanta creatività accompagnano Roja nei Luoghi Granata.
Facciamo che due fra queste persone di buona volontà e tanta creatività dispongono anche di spazio nel cuore.
Facciamo che queste due persone, insieme ad altre, portano Roja al Fila.
Facciamo che Roja chiede di andare a vedere gli spogliatoi.
Facciamo che una delle due persone di cui sopra fa strada a Roja e poi lo lascia lì a guardare, studiare, capire, respirare.
Facciamo che la persona di cui sopra sale le scale e l'altra persona gli dice: "Sai che stai entrando in campo?"
Facciamo che 'sti due si commuovono ancora una volta.
Facciamo che si commuoveranno ancora per mille altri motivi.
Facciamo che queste due persone quel giorno hanno portato due Meroni al Fila: uno fictional (Roja) e uno vero (quello nei loro cuori).
Facciamo che in tanti attendono.
Facciamo che arriva la sera in cui la fiction viene trasmessa.
Facciamo che fare i complimenti a Roja (e anche a Pannofino).
E basta.
Fine del gioco.


Chi vuole capire, capisca.





lunedì 11 novembre 2013

From Mother to Daughter no. 1

Cagliari-Boh 2-1

Ha passato il fine settimana dalla sua amica del cuore.
Non appena termina la partita, esco di casa per andare a prenderla: ho bisogno di respirare aria pulita.
Quando mi vede, mi corre incontro: gli occhi grandi, il sorriso dolce.

Giulia - Mamma!
Io - Hey... ciao, piccola...
Giulia - Che cos'ha fatto il Toro?
Io - Ha perso due a uno.
Giulia - Noooooo... che cos'ha fatto Ventura questa volta?
Io - Tante cose... te ne dico una?
Giulia - Sentiamo...
Io - Ha messo Meggiorini in campo all'89°.
Giulia - Ma è scemo???
Io - Eh, Giulia...

"Grazie", Marinaio, per lasciarmi senza parole.
"Grazie", Marinaio, per non aver capito la differenza fra orgasmo e agonia.
"Grazie", Marinaio, per avermi dato l'ennesima dimostrazione di cosa NON è il Toro.
Quando te ne vai?

N.B. Sì, lo so: il Marinaio è la punta dell'iceberg.


 

sabato 9 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 6

Melanzane alla Baby Babe

Volevi la ricetta con le melanzane? Eccola, caro Paolo.

INGREDIENTI:
- 2 melanzane grandi
- 200 gr di pomodori Pachino
- 200 gr di scamorza dolce
- 80 gr di olive nere denocciolate
- olio, pepe, sale, origano: q.b.

PREPARAZIONE
- Taglia le melanzane a fette spesse 1 cm, sala le fette, adagiale in uno scolapasta e lasciale riposare per mezz'ora.
- Intanto taglia a cubetti la scamorza, lava e asciuga i pomodorini e tagliali in quarti.
- Taglia le olive nere in rondelle.
- Prendi le fette di melanzana e incidile a griglia con un coltello.
- Metti le fette su una teglia rivestita di carta da forno.
- Ricopri ciascuna fetta con i pomodorini e condisci con olio, pepe e origano.
- Cuoci a forno già caldo a 200°C per 20 minuti.
- Sforna le teglia, aggiungi la scamorza e le olive e inforna nuovamente fino a quando si sarà sciolto il formaggio.
- Togli le melanzane dal forno.
- Mangia.

Come? Dovrei prepararle io? Naaaaaaaa. Io preparo i biscotti. Quelli veri: farina, zucchero, uova e burro in quantità, Te li porto alla prossima partita, OK?
Con affetto,
La Silvia


P.S. Quelli del Toro sono fatti così: hanno una vita e cercano di farne buon uso... e, fra un nervoso e l'altro, ridono.





venerdì 8 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 5

Senza titolo

Esce l'8 novembre del 1971 e non ha titolo.

Non ha titolo.

Nessuna scritta.

Sulla copertina interna è stampato l'elenco dei brani - affiancati da simboli - e il testo del pezzo che chiude la prima facciata del vinile.

Oggi compie quarantadue anni ed è ancora PERFETTO.

Forse il suo vero titolo è proprio quello: PERFETTO.

Quarantadue anni e mi stupisco ancora ogni volta in cui la puntina si insinua in quello che tecnicamente è un solco, ma abita, vive e soggiorna nel campo del trascendente. Riassumo in due parole: tanta robbba.


TRACCE

LATO A
Black Dog
Rock and Roll
The Battle of Evermore
Stairway to Heaven

LATO B
Misty Mountain Hop
Four Sticks
Going to California
When the Levee Breaks


I simboli stampati sulla copertina interna - da sinistra a destra - indicano Jimmy Page, John Paul Jones, John Bonham, Robert Plant.


L'album contiene anche un quinto simbolo, che rappresenta Sandy Denny, cantante dei Fairport Convention. Sandy canta in duetto con Plant in "The Battle of Evermore", unica voce ospite in tutta la produzione dei Led Zeppelin.


Non ha titolo, ma chi lo conosce sa come chiamarlo.

Buon compleanno, PERFETTO, buon compleanno: a modo tuo hai cambiato la sostanza dell'Universo intero e per sempre.




martedì 5 novembre 2013

Pachidermicamente differenti

Toro-Roma 1-1

(A volte ci sono cieli che...)
Sappiamo di pensarla diversamente, lo sappiamo così tanto che evitiamo l'argomento, eppure riusciamo sempre a parlarne.
Lunedì mattina, dopo aver parlato di amenità varie, dopo che nessuno dei due aveva tirato in ballo l'argomento, be'... lui ha messo le carte in tavola e, coraggiosamente, mi ha fatto una domanda.
Dico 'coraggiosamente' perché cerchiamo sempre di fare molta attenzione ai confini reciproci.
In realtà non so se sia stato un atto di coraggio o meno... forse si è trattato di normale curiosità.
C'è stato un momento di silenzio e poi mi ha chiesto: "Com'è stato ieri sera?"
Gli ho risposto dicendogli la verità: "È stata una serata meravigliosa..."
L'ho sentito trattenere il fiato per un breve attimo e poi ho aggiunto: "... umanamente. Punto. Non aggiungerò altro."
Lui sa che quando dico "Non aggiungerò altro." un qualsiasi tentativo di approfondimento andrebbe sprecato, andrebbe a cozzare contro la mia testardaggine, andrebbe a creare turbative dove turbative non ci devono essere, dove turbative non vogliamo ci siano.
La pensiamo diversamente, così diversamente che sappiamo che affrontare il discorso vorrebbe dire non parlarsi per qualche giorno... una fatica boia.
La pensiamo diversamente eppure, alla fine della fiera, l'obiettivo che a volte ci accade di raggiungere è sempre lo stesso.
Il giorno prima di Toro-Roma mi ha scritto: "Nonostante tutto, pur essendo così pachidermicamente differenti, è bello sapere che ci siamo l'uno per l'altra."
No, non stavamo parlando del Toro, bensì di piramidi, punti cardinali, festività celtiche.
Però è riuscito, come quasi sempre a centrare il punto: per quanto grandi siano le differenze che separano le scuole di pensiero, mettersi in posizione d'ascolto verso gli altri ripaga sempre: si finisce per imparare qualcosa di nuovo ed aumenta la capacità di rispetto nei confronti di ciò che è al di fuori di noi, della nostra conoscenza, del nostro giudizio.
Grazie dunque, Sagliets, per aver voluto sapere della mia serata umanamente meravigliosa senza dirmi la tua insoddisfazione e senza che io ti dicessi della mia soddisfazione.
Non vinceremo mai il Nobel per la Pace, ma forse stiamo crescendo: grazie per tenermi compagnia in questo percorso difficilotto.
E quando il Toro vincerà faremo festa e brinderemo insieme, anche per celebrare la chiusura momentanea di una spaccatura che ci divide e, contestualmente, rende più forte il nostro legame.
Forza Toro, néh?

Dimenticavo... Sì, la sera di Toro- Roma è stata meravigliosa. Mi sono ritrovata a chiacchierare con un Amico ma, a differenza del solito, non abbiamo parlato di musica... no, si è parlato di femori rotti, di nonne, di addii, di mamme, di massimi sistemi, di persone del passato, del caso. Si tende a pensare che lo stadio non sia il luogo più indicato per farsi confidenze, si ritiene che la Maratona sia un luogo piuttosto rumoroso (vabbe', qui ci sarebbe da aprire un AMPIO dibattito...), si dice che i discorsi seri e profondi vadano fatti in luoghi più opportuni... io la penso diversamente.
I discorsi si fanno quando li si vuole fare: è solo questione di volontà, non di luoghi o momenti.
Volontà.
E basta.
Vale per tutti, anche per i Ragazzi in campo, che sono scarsucci (escluso il Numero Undici) ma con la forza di volontà possono fare e meravigliare.
Ciò detto... torno fra le coltri a curare l'influenza che ho portato con me allo stadio domenica sera ed ho riportato a casa in forma bastardamente balorda: in questi giorni il Trio delle Meraviglia siamo il piumone, l'iPod ed io... ogni tanto è affascinante fermarsi un po'... e poi... e poi... e poi ho un appuntamento importante l'8 novembre, ce l'ho qui, proprio qui, sulla mia Pagina Infinita.
Buona notte: get the Led out.

(Tanta robbba)