giovedì 31 ottobre 2013

Altre direzioni

We are Hearts and we stand together


Hanno iniziato il campionato 2013-2014 con una penalizzazione di 15 punti, sono in amministrazione controllata, sono ultimi in classifica con -7 punti.
Il 10 agosto hanno giocato il derby contro l'Hibernian vincendo 1-0 (partita di campionato).
Scendono in campo senza speranza e lottano fino alla fine.
Ieri hanno di nuovo giocato il derby contro l'Hibernian vincendo 1-0 (partita di coppa).
Una volta mi hanno detto che un uomo senza speranza è un uomo senza paura.
Forse QUALCUNO dovrebbe fare tesoro di questo concetto.
Io intanto guardo il Toro.
Scusatemi se lo faccio guardando verso Nord, senza accasciarmi su panchine o poltrone.
In attesa del grande orgasmo, frullano le palle, frullano.
Go, Hearts, go.


P.S. All'imbecille cui ho detto verbalmente quanto sopra riportato e che mi ha risposto dicendomi che è troppo facile allontanarsi dal Toro quando le cose non vanno tanto bene... a quell'imbecille ho detto anche che domenica sera sarò allo stadio... a quell'imbecille infine ho detto che... ma no, dai: lasciamo stare. Forza Toro, sempre.


domenica 27 ottobre 2013

Le mie lacrime cadevano come pioggia

Facciamo cassa: vedi Napoli e poi ti tocchi gli zebedei


- Pronto?
- Via.
- Ciao, balorda.
- Ciao a te, viandante. A proposito di andare... quando vieni a vedere la mia nuova sistemazione?
- Quella sul fiume? Anche subito.
- Muoviti, allora.

Ho quasi finito di riportare alla luce i miei effetti e affetti personali, ho quasi finito di dimenticare i torti e la vigliaccheria altrui, quella vigliaccheria che... no, dai, rifacciamo.

One, two, three, four, one, two.

Ho quasi finito di riportare alla luce i miei effetti e affetti personali, ieri i ragazzi hanno finito di sistemare il pavimento, i tendoni granata sono nuovamente pronti a creare notti artificiali e a dare spazio alle candele, lo stereo è perennemente in funzione (è stata la prima cosa che ho sistemato nel mio nuovo 'ufficio'), i momenti di silenzio che si insinuano fra il cambiar lato di un vinile o il sceglierne un altro sono conditi dal suono sereno dell'acqua del fiume.
La parete che si rivolge a Est è come un puzzle che mostra le foto delle persone e dei luoghi che ho amato, amo ed amerò: è a loro che il Sole porge omaggio ogni giorno; lo studio no, lo studio è perennemente nascosto dalla luce... mi sento a mio agio così.

Rrrrrrrrrrrrrrrring! Dev'essere arrivato: vado ad aprire la porta.

"Ciao, Sagliets! Sei il benvenuto! Tra poco arriverà anche Lovi!"
"Ola, strega... scegliere un posto meno lugubre e tetro in cui dedicarti alle arti oscure di cui sei Maestra, no eh?"
"Anche tu trovi che codesto sia un luogo lugubre e tetro? Che meraviglia, non trovi?!?"
"Sei da ricovero."
"Sì, certo. Quando hai finito di blaterare ti porto a fare un giro della casa!"
"Casa? È una baracca, demone tritaballe, altro che casa... una baracca in riva  al fiume, tra l'altro: come farai quando ci sarà la solita alluvione novembrina?"
"Farò che rimarrò a guardarla da quella specie di terrazza e scatterò tante foto... e poi si trova abbastanza in alto da essere al riparo dalle alluvioni: svalvolata sì, pirlissima no... dai, vieni a vedere..."

Conduco Sagliets per i pochi locali della mia nuova casa; si guarda intorno ammirato ed io gongolo come un nano.
"Tutto qui, Sagliets: che cosa ne dici?"
"Mi piace... davvero... ma..."
"Ma?"
"Quella porta... dove porta?"
"Oh be'... è il mio nuovo sancta sanctorum. Pensi di essere pronto?"
"Urca. Sì."

Intanto suona il campanello dell'ingresso.
"Vai, dunque, e accomodati... io vado a vedere chi è arrivato."

Con timore e contestuale curiosità Sagliets abbassa la maniglia, apre lentamente la porta e, poco per volta, mette a fuoco il locale, così nuovo e così familiare al tempo stesso. "Guarda che roba... sembra di entrare in un altro mondo... devo ammettere che mi sono mancate tutte 'ste cianfrusaglie esoteriche... guarda guarda: ha pure fatto risistemare il pentacolo sul pavimento..." Pensa, continuando a curiosare e a prendere contatto con il mio antro.
Cammina a passi lenti, con le mani conserte, guardando verso l'alto. "Be', il lucernario era bello, ma il soffitto affrescato con le copertine dei vinili dei Led Zeppelin non è malaccio..." Intento a rimirare l'affresco, egli non s'avvede dei libroni appoggiati sul pavimento e finisce per rotolare per terra a peso morto rimanendo a gambe all'aria, un po' stupito e un po' dolorante.
In quel preciso istante entro con Lovi e non dico nulla, travolta dal calore di una situazione che mi sembra di aver già vissuto: che tenerezza vedere Sagliets che si dimena a pancia in su!

Lovi - Oh! Ciao, Sagliets! Che cosa fai li per terra?
Sagliets - Sto facendo una siesta, non vedi? [ruggisce]
Lovi - Buon riposo, dunque. Silvia, stavamo dicendo?
La Silvia - Stavamo dicendo che potremmo bere un tea.
Lovi - Buona idea. Va bene anche per te, Sagliets?
Sagliets - No.
La Silvia - Lo prendo per un sì.
Sagliets - [Digrigna i denti e si alza in piedi]

Mentre preparo il tea, sento Sagliets e Lovi che smadonnano contro l'ultima (ahimé) dichiarazione del Marinaio... avevamo proprio bisogno di qualcuno che venisse a spiegarci che cosa sono i valori Granata, avevamo proprio bisogno di qualcuno così lungimirante e dal senso comico che fa ridere come un clown ad un funerale, avevamo proprio bisogno di ricevere altri schiaffi... ma sì, dai, vendiamo il numero 11 e facciamo cassa, Marinaio... soprattutto: diciamolo all'antivigilia di una partita che fa un po' (tanto) paura.

La paura.
Quella roba che, Marinaio, attanaglia anche te, ti attanaglia così tanto che non sai come fare ad estirparla dalle teste dei tuoi (NOSTRI) ragazzi.
E allora dici stronzate.
Stronzate da paura.

La paura.
Loro hanno paura, noi siamo tristi.

La Silvia - Lovi, Sagliets... accomodatevi. Voglio raccontarvi una storia.
Lovi - Oh, bene...
Sagliets - C'era una volta...
La Silvia - Sagliets, taci.
Sagliets - Antipatica.
La Silvia - Sì.

Racconto loro di  come, qualche giorno dopo Toro-Inter, fossi stata presa da uno sconforto tale da poter essere cacciato solo da un po' di blues. Chiodo scaccia chiodo, insomma.
Mentre la gola mi faceva male per lo sforzo del trattenere le lacrime, scrivevo un SMS ad un Amico, uno di quegli Amici che fanno parte del proprio sistema solare da così tanto tempo che l'inizio della storia non ha più una data.

La Silvia - Perché il Toro non vince quasi mai? Oggi ho proprio il magone... forse dovrei smettere di farmi di blues e ripiegare su una birra... cazzo, dimmi che 'sti demoni infestano anche il tuo stomaco... oggi sono inconsolabile...
Amico - È tremenda questa storia che non vinciamo mai. Sì, anche perché poi uno fa confusione tra il Toro e se stesso.
La Silvia - Io vinco, sai? Anche rimanendo del Toro... non pensarmi come ad una perdente...
Amico - Mai pensato a te come una perdente!!!!!!!!! Scherzi? No... dicevo tutti noi... io in particolare... in quelle ore terrificanti del dopo partita fino al mattino dopo :-)))))
La Silvia - Minchia sì. Quelle ore. Comunque oggi nessun gobbo in vista. Proprio come dopo la partita contro la Fiore. Agghiacciande.

Racconto loro di quanto radicato sia questo senso di tristezza in noi e loro sanno esattamente di che cosa sto parlando, racconto loro che è bello che gli strisciati ci abbiano dato due belle soddisfazioni nel giro di pochi giorni, racconto loro che - al di là delle soddisfazioni che talvolta i gobbi ci danno - vorremmo sentirci più comodi, tranquilli, sereni, non tormentati, racconto loro che quelle ore terrificanti del dopo partita non bastano a regalarci ore vibranti nel pre partita.
Perché ci speriamo sempre.
Perché sappiamo mettere da parte la paura.
Perché tra qualche ora inizia la partita al San Paolo e, come anestetizzati, daremo spazio ad un amore che forse a volte è solo abitudine... o forse è talmente senza confini da alleggerirci per qualche momento da tutti i pesi e quel che sarà, sarà.

La Silvia - Vi fermate qui a vedere la partita?
Lovi - Ma... Silvietta... tu non hai la televisione...
La Silvia - Però ho la radio... ed anche molta immaginazione...
Sagliets - Ci sto.
La Silvia - Metto su un po' di musica per caricarci, OK?
Sagliets - Qualcosa di allegro, possibilmente.
La Silvia - Qualcosa di allegro? No, grazie: qualcosa di infinito.
Lovi e Sagliets - Sì.




Since I've Been Loving You, Led Zeppelin III, 1970


Said I've been crying, yeah, oh my tears they fell like rain
Don't you hear them, don't you hear them falling

Ho detto di aver pianto, sì, oh le mie lacrime cadevano come pioggia
Non le senti, non le senti cadere

Uh, a proposito di lacrime... l'anagramma di Giampiero Ventura è piangevate rumori.
Qualcosa vorrà pur dire.
Forse non vuol dire nulla, in realtà.
Chi se ne frega: forza Toro.




mercoledì 23 ottobre 2013

L'ammmore in otto punti

Toro-Inter 3-3


Uno
Giulia - Mamma, sai che cosa ho fatto?
Io - Ho un po' paura a chiedertelo... che cosa hai fatto?
Giulia - Lunedì mattina sono andata a cercare Marco.
Io - Ah. E che cos'hai da spartire con quel gobbetto?
Giulia - Niente! Sono solo andata a dirgli: "Hai visto che la Fiorentina ha vinto 4-2?"
Io - Brava! E lui?
Giulia - E lui mi ha detto: "Tanto noi vi battiamo sempre!"
Io - Mi duole dirlo, ma ha ragione... e tu che cosa gli hai detto?
Giulia - Gli ho detto: "Lascia stare!" e poi mi sono voltata dall'altra parte e mi sono messa a giocare con le mie amiche canticchiando una canzone.
Io - Quale, di grazia?
Giulia - "Questo è il ballo del qua-quattro, questo è il ballo del qua-quattro..."
L'ho abbracciata, mentre una lacrima andava ad infrangersi sul mio sorriso.
L'Amore è tutto, TUTTO.

Due
Poco prima di Toro-Inter.
La Stefi smania per entrare, io voglio stare ancora un po' fuori per aspettare Davide-Amico e Emanuela.
La Stefi smania e coinvolge Davide-figlio nella sua agitazione. "E levatevi dalle palle, dunque!" Esclamo benedicendoli.
I miei due orsi preferiti s'avviano verso la Maratona ed io rimango lì, sotto una pioggia deliziosa e la vicinanza del resto della Famiglia.
La Stefi e Davide-figlio sono due orsi: di poche parole, esternano mal volentieri i sentimenti, sono fatti così. Due acque chete che quando esplodono è subito estate: che meraviglia! E vanno d'accordo, d'accordissimo. Fra loro due c'è una corrispondenza di bla bla bla che fa concorrenza a me, quella che non sta mai zitta.
Li ritrovo in curva.
Gli occhi della Stefi brillano di una luce birbesca e, abbandonando per qualche momento il suo 'orsismo', mi racconta.
La Stefi - Evento epocale!
Io - Sei ubriaca?
La Stefi - No! Davide e io abbiamo litigato ai tornelli!
Io - Ah, dunque siete umani, me ne compiaccio... perché avete litigato, Davide?
Davide - [Alza le spalle] Ma no... è che... insomma: lei voleva passare da una parte e io volevo passare dall'altra.
La Stefi - Ah, guarda... lui insisteva nel dire che entrate sempre dal primo tornello, io insistevo nel dire che entriamo sempre dall'ultimo... che testone...
Io - Scusa, Davide, ha ragione la Stefi.
Davide - Ma mamma! Non entriamo sempre dal primo?
Io - No.
La Stefi - Visto, testùn?
Davide - [Alza le spalle] Vabbe'. [si mette a giocare con il cellulare]
È stato davvero un evento epocale: i miei due orsi preferiti non litigano davvero mai con nessuno.
Meno male che non ero presente, dai... sarebbe stata un'emozione troppo forte.
Li amo.

Tre
I Distinti quasi completamente nerazzurri.
Orrore, brivido e raccapriccio.
C'è qualcosa che non va.
Me ne sono accorta solo domenica sera?
No.
Domenica sera, però, ho avuto orrore, brivido e raccapriccio.
Così: non provo molto amore.

Quattro
Torna al punto Uno oppure procedi.

Cinque
"Life is what happens to you while you're busy making other plans" ("Beautiful Boy", John Lennon): LA VITA È CIÒ CHE TI ACCADE MENTRE SEI IMPEGNATO A FARE ALTRE COSE.
Grazie, Paolo, per aver citato proprio QUESTA frase parlando di ciò di cui stavamo parlando.

Sei
Forza Toro.

Sette
Ho incontrato un gobbo questa mattina in ufficio.
Mi ha detto: "Però avete rubacchiato, eh?"
Non sono riuscita a rispondergli: ero troppo impegnata a ridergli in faccia. "Scusa, se rido," gli ho poi detto una volta recuperato il fiato. "Scusami davvero... a volte mi comporto in maniera poco appropriata... direi quasi agghiacciande..."
"Ou! Ma sarai stronza, eh?"
"Sì." E me ne sono andata.
Rob de mat: sono tutti così prevedibili e noiosi. Problemi loro: non sanno amare.

Otto
Un po' di musica? OK, eccola:




martedì 22 ottobre 2013

Al di fuori del Toro n. 4

Il 22 ottobre 1969 venne pubblicato "Led Zeppelin II", secondo album degli Zep.

Lo acquistai suppergiù nel 1978: sono antica, ma non così tanto, dai... in ogni caso questo album non è stato minimamente intaccato dal tempo: ha quarantaquattro anni ed è ancora attuale.

Buon compleanno, LZ II... ti faccio gli auguri proprio come se fossi un essere vivente e, tutto sommato, lo sei o meglio: ci sono ancora sfumature di te che mi rimangono da scoprire e sono solo ed esclusivamente buone vibrazioni.

 Quarantaquattro anni ed è sempre e costantemente emozione: GRAZIE.


Tracce:

Lato A
Whole Lotta Love
What Is and What Should Bever Be
The Lemon Song
Thank You

Lato B
Heartbreaker
Living Loving Maid (She's Just a Woman)
Ramble On
Moby Dick
Bring It On Home


N.B. Sono ancora così vinyl-oriented che quando si spengono le note d'organo di Thank You istintivamente mi rivedo prendere LZ II fra le mani, girarlo, appoggiare la puntina, alzare preventivamente il volume delle casse e lasciare che Heartbreaker esploda...

domenica 20 ottobre 2013

L'ultima volta in cui ti ho accompagnato

Aberdeen


Foto scattata a Cross, Isle of Lewis, Ebridi Esterne.
Alcuni dicono che presso certi incroci si incontri il Diavolo,
io a Cross ho incontrato un trattore rosso.
Mercoledì 20 ottobre 1993

Una delle giornate più lunghe della mia vita, così lunga che - forse - non è ancora finita poiché si ripropone con insistenza, un tempo dolorosa, ora addolcita dal tempo.

Durante la notte dormo poco e male.
Mamma è a casa sua, nella sua casa di bambina, papà ed io siamo rimasti a Torino ad aspettare: manca poco.
Manca poco e noi due, da brave bestioline che siamo, da brave bestioline che colgono le vibrazioni dello "sta per accadere" (una delle nostre maledizioni personali), non sopportiamo quasi il peso dei pensieri, il peso di quello "sta per accadere".
Ad un certo punto della notte ci alziamo in contemporanea e ci scontriamo davanti alla porta del bagno: non so chi dei due si spaventi di più. Poi una nebbiosa pantomima di "prima tu", "no, prima tu", "va bene, grazie", "prego, figurati", fra denti digrignanti e la voce roca per il sonno e per le troppe sigarette fumate nelle ore prima.

Poi in ufficio, telefono a mamma:
"Il Nonno?"
"Riposa in pace..."
"A che ora è successo?"
"Poco dopo la mezzanotte..."

Chissà che cos'è questa mia fame di sapere a che ora sono accaduti gli eventi. Forse mi aiuta a catalogarli meglio dentro di me. Non lo so. Ci penserò in un altro momento. A dire il vero è una domanda che mi faccio da sempre. Vabbe'.

Si snocciolano le ore, per una volta rapide, e veloce come un uragano passo da casa a raccattare due vestiti e poi mi butto in autostrada insieme con il buio del pomeriggio autunnale.
Piove.
C'è tanto traffico. Luci rosse, arancioni, bianche. Il casello. Quella strada dritta. Giro a sinistra, poi a destra. La casa dei Nonni.

La casa dei Nonni.

Rallento, indecisa se fermarmi o meno, ma no: premo sull'acceleratore e proseguo.

Entro in casa, nella nostra accogliente casa di campagna, papà è già lì da qualche ora e poi lei: eccola.
Improvvisamente piccola, improvvisamente fragile, improvvisamente.
Ha perso la voce.
Questa partita è troppo grande per lei, troppo, ed è appena iniziata.
Poi una breve cena, il rosario.
Il rosario. Ancora non mi rendo conto: è arrivato l'Autunno e si è portato via il Nonno.

A fine funzione accade qualcosa difficile da spiegare, impossibile da tollerare: ci viene detto che, poco prima dell'inizio del rosario, è venuta a mancare anche una cara amica di mamma.
Si stava preparando per venire al rosario e si è spenta.
Ecco... a volte accade così: con un click.

Mamma diventa quasi incorporea, perde il colore residuo dalle guance, le facciamo spazio, le facciamo da scudo. La trasciniamo via e quasi la scaraventiamo in auto per sottrarla alla folla.
Perché c'era la folla.
Per mio Nonno c'era la folla.

Trovo il coraggio per entrare nella casa dei Nonni.
La Nonna è lì, con un sorriso di circostanza e gli occhi di chi ha inventato la tristezza.
Anche l'involucro del Nonno è lì, fra fiori e persone e mormorii e frasi fatte.
Come faccio a raccontare? Come posso raccontare?
In quel momento faccio un pensiero stupido: "Mai più fiori recisi in vita mia, mai più..."
No, mai più fiori recisi in vita mia, mai più: i fiori recisi hanno lo stesso odore di mio Nonno morto.
Mio Nonno che profumava di acqua e sapone di Marsiglia.
Mio Nonno.
Morto.
Non c'è più.

Mamma, intanto, sembra aver perso i contatti con il mondo.
Li ha persi davvero.
Suo padre è morto.
La sua amica è morta.
Tutto nel giro di poche ore.
Mamma è una statua di sale.
Ogni tanto parla, ma dice frasi sconnesse.
Sono spaventata.
Salgo le scale, vado in camera mia, fumo una sigaretta, accendo un bastoncino di incenso, qualche candela, mi lascio accompagnare da pensieri che non riesco a contenere.
Faccio un bel respiro e scendo giù da mamma.
È seduta sul divano, davanti alla televisione, ha gli occhi gonfi, la pelle bianca, un fazzoletto in mano.
Ogni tanto beve un sorso d'acqua.

In televisione c'è Toro-Aberdeen.

Vedo i gol di Paatelainen e Jess scorrere sopra gli occhi di mia madre come se fossero uno scontro fra galassie: un buco nero.
0-1
0-2
"Finirà mai questo giorno?" Continuo a chiedermi in silenzio. Adesso so che sta finendo.

E poi, si sa, le cose accadono.
All'improvviso.
Senza un senso logico.
Semplicemente si insinuano nella tua esistenza.
Ed hanno anche un nome: Sergio.
1-2

Mamma ha un sussulto, come se stesse riprendendo a far parte di QUESTO universo.
L'intervallo della partita.
E poi il secondo tempo.
Sembra di avere la Maratona a due passi.
Fortunato.
2-2

Mamma corre verso il reintegro di sé ed io dentro SONO SICURA che quelli lì, anche senza maglie granata, me la possano portare indietro.
Autorete.
Booth.
3-2

Mamma c'è.
Improvvisamente piccola, improvvisamente fragile, improvvisamente.
Ma c'è.
E può tornare a vivere il suo dolore.
È il momento del lutto.
E per me è il momento del sonno.

Il giorno dopo proviamo a ripartire.
Quando tutto è davvero finito si può ripartire, vero?
Proviamo a ripartire, dunque... ci sono tante cose da organizzare: il funerale e il dopo.
Piove.

Il giorno dopo ancora, durante il funerale, niente pioggia, solo quel sole caldo che illumina di rosso e di giallo la campagna.
Quanto ti sarebbe piaciuto vedere la campagna oggi, Nonno, e quanto ti sarebbe piaciuto vedere la carica del Toro, ieri... questo pensavo mentre ti accompagnavo per l'ultima volta.

Mentre ti accompagnavo per l'ultima volta pensavo a quanto mi sarebbero mancate le tue mani ruvide. Il tuo profumo di pulito. La pelle bianca dei tuoi bicipiti. Il tuo sguardo furbetto. Le tue frasi "a scalpello". Tu.

Ci sono immagini di te che si snodano dentro di me come un film: appoggiato al bastone della zappa che guardi la nonna, seduto sotto la betulla mentre osservi l'assoluto, tu che scendi dall'auto di papà al ritorno da Toro-Fiorentina nell'anno dello scudetto (eri proprio felice!)... così.

Sai, Nonno, quando mi capita di vedere immagini dei giocatori del Grande Torino mi vieni in mente anche tu: portavi i capelli tutti lisciati all'indietro, resi immobili, ordinati e perfetti dalla brillantina.
Anche tu continui ad essere Eroe dentro alla mia testa.
Chissà se lassù in cielo puoi guidare il tuo trattore rosso, chissà se lassù puoi giocare al pallone...



Martedì 7 agosto 2012

Sono ad Aberdeen, aspetto di prendere il traghetto per le Shetland.
Piove.
Gli altri sono in auto, io... "Vado a fare una passeggiata sotto la pioggia."
Guardo il cielo, guardo le gocce che creano cerchi nelle pozzanghere... quei cerchi.
Oddea... Nonno.
Nonno, hai visto? Sono arrivata fino ad Aberdeen...
Guardo il cielo e ti parlo, così come ti ho parlato in tutti questi anni di assenza, così come ti ho parlato in tutti quegli anni di amore infinito.
Infinito.
Se è infinito, dunque, è ancora qui.
Ti vedo, ti vedo dentro di me, vedo quegli occhi che mi guardano, vedo che scuoti la testa, come quella volta in cui eri entrato in camera e mi stavo dimenando come una selvaggia ascoltando "Immigrant Song", scuoti la testa proprio come allora, ma questa volta non mi dici: "Abbassa un po', insomma!", no... questa volta mi dici: "Fai partire quella canzone o no? Hai sempre la testa fra nuvole...", e allora premo il tasto dell'iPod e l'unica musica che voglio sentire entra ancora una volta a far parte delle mie fibre.




Sì, Nonno, ho sempre la testa fra nuvole, sempre.
Solo così riesco a vedere di lontano il tuo trattore rosso, ti vengo incontro, mi fai segno di salire e mi porti ancora una volta a vedere il tramonto fra i campi.
Guardiamo insieme il sole colorare di assurda tenerezza la Natura e mi chiami, ancora una volta, Gio'.
Gio': il diminutivo di GIOIA.
Tu mi chiamavi così.


Domenica 20 ottobre 2013

Sono passati vent'anni e tutto questo amore è rimasto intatto: ti voglio bene per sempre. Ciao, Nonu!

--o--o--o--o--



Il secondo in piedi da sinistra è Lui, alcuni degli altri Uomini ritratti in questa foto se ne sono andati senza avere avuto la possibilità di diventare vecchi. A Lui è toccato di arrivare a vedermi adulta e di raccontarmi le loro storie. Questa foto raccoglie buona parte del mio cuore: è uno dei miei tesori più grandi.

martedì 15 ottobre 2013

Gigi

Ciao, Farfalla Granata.




Lascia che si scandalizzino
annoiati da una vita senza fantasia,
lasciamo che ci giudichino
da quel pulpito tanto provinciale,
lasciamoli parlare
che si divertono così,
anzi, diamogli più corda
e che si impicchino.
Lascia che dicano
c'è anche chi ci vuole bene
e meno male che al Luna Park
le giostre girano controvento.
Angelo Biondo spiega le tue ali
sul mio cuore d'artista:
ché quando scendo in campo, amore mio,
certi pensieri si trasformano
in un magico show
e li faccio sognare,
in balia del mio spirito innocente,
li stupisco sempre:
sono un giocoliere,
li faccio godere
geniale, anarchico e irriverente,
tutti battono le mani,
si alzano improvvisamente,
per non perdere di vista la palla avvelenata che sembra impazzire innamorata,
quando sulla fascia vola la Farfalla Indiavolata.

Il Circo del Pallone piange la fine
del suo talento più splendente,
perdonandogli stranamente,
di aver sbagliato un dribbling tanto importante
Bella tra le Belle affonda le tue mani nel mio cuore d'artista

Ché quando scendo in campo, amore mio,
certi dolori si trasformano
in un magico show
e li faccio sognare,
in balia del mio spirito innocente,
li stupisco sempre:
sono un giocoliere,
li faccio godere
geniale, anarchico e irriverente,
tutti battono le mani,
si alzano improvvisamente,
per non perdere di vista la palla avvelenata che sembra impazzire innamorata,
quando sulla fascia vola la Farfalla Indiavolata.

Per non perdere di vista la palla avvelenata che sembra impazzire innamorata,
quando sulla fascia vola la Farfalla Indiavolata.

(musica e testo di Yo Yo Mundi)

lunedì 14 ottobre 2013

Al di fuori del Toro n. 3

In memoriam

Hai chiuso gli occhi un anno fa e in quella domenica mattina, in quel Quattordiciottobre, hai scavato una delle più profonde voragini destinate ad accompagnarmi fino a quando non ti rivedrò Altrove.
Il Quattrodiciottobre è diventato una parola, proprio come il Quattromaggio.
Una parola, un macigno, un interrogativo, un NO, uno spartiacque, un terrore, una consapevolezza, un... non lo so, Lulù, non lo so.
Sono tante le cose che ti dico, sono tante le cose che ti dirò ancora.
In alcuni momenti mi si annebbiano cuore e cervello e chiedo, a chi si trovi a passare dalle mie parti, se per caso non si sia trattato di un equivoco, se per caso non ci sia la possibilità che tu faccia ritorno. Mi si risponde di no, immancabilmente.
Sarà così, dunque: non torni più, ma sei sempre qui.
Grazie per tutto ciò che mi hai insegnato: ti voglio bene per sempre.



La foto a corredo di questo piccolo scritto è stata scattata da Bruna Zavattiero e ritrae le stelle tatuate sul collo di Lulù.

sabato 12 ottobre 2013

È una specie di magia

Una gita in auto




Parla Sagliets:
Ai miei tempi sono stato chiamato in molti modi: amico, tifoso, pi... pikachu (e allora?), poeta, gaglioffo. Ora, in verità, sono stato rapito e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere raccontate.

La Silvia - Hey, Lovi, senti quanto borbotta?
Lovi - Cara mia... non ti sembra che sia ora di liberarlo?
La Silvia - Boh... se lo dici tu... ma no, dai: lasciamolo lì ancora per qualche minuto.
Lovi - Va bene: io mi fido di te.
La Silvia - Anche io di te. Cantiamo?
Lovi - Non vedevo l'ora.
La Silvia - One dream, one soul, one prize, one goal...
Lovi - One golden glance of what should be...

Il nostro canto libero è interrotto dai rumori che provengono dal baule.

La Silvia - Eccheccazzzzz... ferma l'auto, Lovi: liberiamolo.
Lovi - D'accordo.

Frena bruscamente, dal baule si sentono provenire bestemmie in lingue defunte da millenni.
Con lo scazzo che mi contraddistingue apro il portello posteriore dell'auto e, con fulminea destrezza, balza fuori Sagliets in guisa di The Thing.
"Ma siete completamente rincretiniti?!? Vi sembra il modo?!? Volete spiegarmi?!?"
Lovi ed io ci guardiamo.
Mi fa un cenno col capo come per dirmi: "Parla tu." Ed io parlo: "Ciao, Sagliets, anche a noi fa piacere vederti."
"Sei una delinquente. Una de-lin-quen-te!"
Mi accendo una sigaretta, faccio due lunghi tiri, mi avvicino a Sagliets e gli punto contro l'indice della mano destra: "Tu. Sali a bordo. Muoviti."
Improvvisamente remissivo, Sagliets scorre lentamente su un lato dell'auto e fa per sedersi sul sedile posteriore.
"Fermati! Non lì: tu vai davanti! Io sto dietro, io. Con la guitarra." Gli dico.
"Ossignur... e io che pensavo di essermi sbarazzata di 'sta peste..." Mormora fra i denti.
Siamo tutti a bordo.
Lovi accende il motore, inserisce la prima e si immette sulla strada.

Lovi - Allora, caro Amico, come va?
Sagliets - Lovi, sei uscito di testa pure tu?
La Silvia - [strimpella]
Lovi - Ma, Mauro... guardati intorno. Guarda laggiù: sta per sorgere il sole. Da quanto tempo non vedevi l'alba?
Sagliets - L'alba di 'sto ca...
Lovi - Mauro, dovevamo pur trovare un riempitivo per la pausa di campionato, dai... abbiamo chiacchierato un po', io e La Silvia, in questi giorni e, fra le tante cose, le ho detto che sarebbe stato bellissimo fare una gita in auto cantando a squarciagola. Noi tre e la musica. È stata sua l'idea di rapirti nel cuore della notte... sai com'è fatta...
La Silvia - [strimpella]
Lovi - ... è stato facile entrare nel tuo ufficio, sai? Forse dovreste fare un po' più di attenzione... ed è stato divertentissimo infilarti quel sacco in testa, legarti come un salame e trascinarti nel baule della mia auto! Anzi: complimenti per essere riuscito a liberarti, Houdini!
Sagliets - Siete completamente impazziti, voi due... completamente...
La Silvia - Hey, Mauretti, hai voglia di raccontarci una storia?
Sagliets - Sì.

Ci dirigiamo verso le montagne, il sole sorge alle nostre spalle inondandoci di colori caldi.
Sagliets ci racconta - anche fra silenzi e parole digrignate - l'epopea del Toro che fu e pure la storia del Mostro Cattivo della cui esistenza molti continuavano e continueranno a dubitare finché non avranno solo più una lapide su cui meditare (o su cui fare ottordici foto da pubblicare su svariati social media).
Io suono piano piano "White Summer", cercando di trattenere le lacrime.
Lovi stringe il volante fino a farsi diventare bianche le nocche.
Tutti e tre abbiamo rabbie da curare e ferite nuove da coltivare.
Il più saggio del trio sospira e dice: "Vorrei farvi ascoltare una cosa che ho trovato per caso... non so se la conoscete..." Preme un tasto e dalle casse si sprigiona una musica struggente.
Struggente senza essere melensa.
Struggente senza essere pacata.
Struggente senza essere complessa.
Alla fine del brano siamo tutti e tre scossi e pieni di malinconia.
Non siamo tristi, solo malinconici.
Doveva essere una gita gioiosa, si sta trasformando in una seduta di autoconsapevolezza Granata.
Provo a ripristinare i parametri iniziali.
"Mauro, sai condoli dal sapabulu?"
"Eh?"
"Ciuppaaaaaaaaaaaaa!"
"Tu sei una folle pericolosa, con bisogno di cure immediate!"
Lovi scoppia a ridere e la sua risata è contagiosa.
Ridiamo insieme, ridiamo fino alle lacrime, ridiamo perché sono stupida, ridiamo perché siamo in viaggio senza sapere quale sia la meta finale, ridiamo perché - nonostante tutto - le pause del campionato ci allontanano un po' dal Toro... o forse ci fanno avvicinare ancora di più ad esso, ridiamo perché abbiamo bisogno di momenti leggeri e li troviamo anche in un viaggio così: senza capo né coda.
Una volta, in un altro tempo e in un altro luogo, avevo scritto che quando fa freddo c'è solo una cosa da fare: farsi più vicini agli altri... questo viaggio ci scalda i cuori.
Sentiamo meno freddo e allora decidiamo di cantare, di cantare insieme.

Lovi - Siete pronti?
Sagliets - Sì!
La Silvia - Oh yeah!
Lovi - Uno, due, tre, via!

It’s a kind of magic
It’s a kind of magic
A kind of magic
One dream, one soul, one prize, one goal
One golden glance of what should be
It’s a kind of magic
One flash of light that shows the way
No mortal man can win this day
It’s a kind of magic

Questo è stato il nostro Toro all'alba di un fine settimana senza partita.
Poco importa che il viaggio sia stato solo nelle nostre menti: abbiamo gettato nel futuro un'ancora a cui aggrapparci quando le acque si faranno tempestose.
È una specie di magia, solo una specie di magia... e il Toro dov'è? Lì, intrecciato alle voci di tre adulti che non perdono l'anima bambina che ha visto trionfi e non depone le armi.



Dedico "A Kind Of Magic" a Marion Zimmer Bradley (a cui mi sono ignobilmente ispirata per l'incipit), John Paul Jones (che rimane sempre nell'ombra), la Stefi (quasi mezzo secolo insieme e continuiamo a far sfracelli), Mark Twain (perché sì), Lulù (ti sento sempre con me) e a chi non si perde d'animo.



mercoledì 9 ottobre 2013

Al di fuori del Toro n. 2

John Lennon

Buon compleanno numero settantatré, John, e grazie.

Foto scattata il 16 agosto 2011 nel museo The Beatles Story a Liverpool



lunedì 7 ottobre 2013

Altre voci n. 1

Proselitismo

di Luca Turini
(Luca è un mio Amico, è una sagoma, è del Toro. Quello nella foto è il suo cane: una volta abbiamo marciato insieme per il Toro: il cane, Luca e LaSilvia... il trio delle meraviglie de no' antri, insomma)


Il modo migliore per continuare la specie, è quella di fare proseliti, il più possibile; ciascuno di noi si dovrebbe porre come obiettivo quello di aggiungere al mondo almeno un tifoso granata, possibilmente a discapito della controparte truffaldina.
I bambini sono gli obiettivi migliori, sono ancora puri e - se ben instradati - danno sicuramente ottimi risultati; a questo proposito posso citare un episodio capitato a mia figlia: mentre faceva la baby sitter spiegava ad un bimbo gobbino perché il Toro e bello e la giuve no, ed il bimbo, ovviamente, si è detto d’accordo, ma siccome veniva da progenie strisciata, ha detto: “Va bene, sarò tutto del Toro, tranne una piccola parte del corpo, non so, una mano che resterà della giuve  (tralascio la voce di mio figlio che da un’altra stanza diceva: ”Sì, quella che ti serve per pulirti il c…”).
Ecco, questo è un esempio positivo, ma se andiamo su età diverse, ecco che anche qui si può fare qualcosa.
All’università il mio prode ragazzo ha conosciuto una bella figliola (che ormai frequenta assiduamente, devo dire) di Chieti e con il magico cognome di “Ferrante”... colpo di fulmine. Ora la prode è del Toro, indossa eleganti magliette granata, e domenica abbiamo guardato la partita  tutti insieme.
Ma saliamo sull'età adulta: se, a parte i rari indecisi, è difficile convertire fedeli, bisogna trovare le opportunità dove queste si presentano…  gli stranieri, per esempio, che vivono nella beata ignoranza e credono che una certa squadra sia di Torino e non della provincia, possono essere facilmente instradati sulla retta via; a parte i begli incontri nei pub quando amici di tutte le nazioni vengono a giocare contro gli innominabili, e durante i quali si possono cementare belle amicizie e gemellaggi alcoolici, vorrei ricordare anche che quando per lavoro mi sono dovuto fermare per qualche tempo in Germania, ho potuto creare un bel Toro club Paolo Pulici  con i miei colleghi, che poco apprezzavano il fatto che quell’altra squadra fosse stata fondata da carcerati pedofili con la maglietta rosa.
E comunque poi, se vogliamo lavorare su basi scientifiche… beh, qui è facilissimo, basta portare in tasca foto di uomini (Tarzan, Pulici) e di primati (Cita, Tevez)… chiunque capirebbe facilmente dove sarebbe logico schierarsi .
Lo so, non è un superarticolo, ma LaSilvia mi ha detto che dovevo scrivere qualcosa, ed ecco qui, FVCG sempre!!!

domenica 6 ottobre 2013

Sei punti



Samp-Toro 2-2 (boh)


1. Punto croce
2. Punto erba
3. Punto festone
4. Punto spina
5. Punto catenella
6. Punto nodino

- Due punti scippati contro l'Atalanta
- Due punti scippati contro il Milan
- Due punti scippati contro la Samp

L'abitudine al ricamo.

Le abitudini: fanno male.




venerdì 4 ottobre 2013

Pantomima

Ci ho l'ansia pre partita (di già).



Personaggi:
- Lui: l’edicolante rossonero
- Io: io
- Avventore: un avventore
 
 
Lui - Che cosa ne dice di questi CD?
Io - Bah... alcuni sono interessanti, ma la qualità lascia un po' a desiderare...
Lui - Lei dice?
Io - Io dico.
Lui - Certo che voi Granata...
Io - Noi Granata che cosa? Guardi che non è giornata...
Lui - Su, non faccia così... è solo che sembra che abbiate sempre la 'carogna'...
Io - Sembra? Provi a mettersi nei miei panni e poi mi sappia dire, che diamine! (*)
Lui – È ancora arrabbiata per il derby?
Io – Io sono nata arrabbiata e gli Dei e le Dee, ai quali stavo particolarmente simpatica, hanno deciso che io fossi anche del Toro… che importanza può avere un derby, mi scusi?
Lui – Sarà… comunque voi Granata…
Io – Ancora?
Lui – [rivolgendosi ad un altro avventore] Ha visto come si arrabbia quando si parla del Toro?
Avventore – Si dà il caso che anche io possa arrabbiarmi, problemi?

L’avventore ed io ci guardiamo e ci scambiamo un’occhiata d’intesa e d’orgoglio, sembriamo due tacchini che si credono pavoni.

Io – Visto?
Lui – Visto sì! Ho proprio ragione: voi Granata…
Io – Allora! Stia bravo, che diamine! (*)
Avventore – Proprio così: che diamine! (*)
L’avventore ed io ci stringiamo la mano e ci salutiamo cordialmente.
All’avventore cade il giornale per terra.
Io – Rigore per il Milan!
Avventore – E che diamine! (*) [Ride, saluta e se ne va]
Lui – Voi Granata siete proprio…
Io – Si esprima, orsù.
Lui – Irriducibili. Unici. Non so trovare la parola giusta…
Io – Granata?
Lui – Sì! Che diamine! (*)
Io – Ecco, appunto. Buona giornata!
Lui – Anche a lei!
 
È successo questa mattina ed è uno dei tanti episodi che non andrebbero neppure raccontati, ma questo è il mio blog e (ah, che pace) ci scrivo quel che mi balza per la mente.
Anche robe tipo:

COME DIAMINE SI FA A TIFARE LA SAMP?

(*) Diamine. Sì, diamine. Eccheddiamine…



(Benbecula, Ebridi Esterne, 12 agosto 2011. Sul retro del B&B si giocava a pallone. C'era un vento da paura. C'erano fallacci da paura. Non c'era nessun tarantolato. E forza Toro, tra l'altro)





martedì 1 ottobre 2013

Tienimi per mano

Sì, OK, tutto vero, tutto dannatamente uguale al solito, tutto giusto (anzi, no: come d'uso ingiusto)... però adesso basta.
Hanno segnato in fuorigioco?
Va bene (cioé: non va bene una cippa di 'sta fava ma): occorre andare oltre.
Mai dimenticare, eh?
No, MAI.
Conservare l'onestà intellettuale sì, però.
Dai.

Mastico pensieri e incontro gobbi: da due giorni sono tornati allo scoperto (conigli).

Ne ho incontrato uno poco fa, è venuto a cercarmi 'sto asino in pigiama.
Ha detto due cose due:
  1. Non era fuorigioco.
  2. È più bello vincere così.
Non. Era. Fuorigioco.
È. Più. Bello. Vincere. Così.

Oddeaddeaddea.

Basta. Basta. BASTA!

Mastico bile per tutto il pomeriggio, scendo in metropolitana con le cuffie in testa, "Rock and Roll", stordiscimi Bonzo, frantumami i timpani, scendo e - zio cane - scopro che da Porta Nuova a Lingotto niente treni: navette.
Riesco a chiamare un'amica affinché recuperi Giulia e mi aspetti con lei vicino alla scuola.
I timpani mi fanno male, non era fuorigioco, il fegato mi fa male, è più bello vincere così, salgo sulla navetta, non era fuorigioco, ma quanta cazzo di gente, è più bello vincere così, lei scende alla prossima?, non era fuorigioco, e allora si tolga dalle palle, è più bello vincere così, scendo dalla navetta, rivoglio il mio Toro... e il mio Toro è lì.
È di schiena, ha le fattezze di una bimba di nove anni, quando vedo i miei figli sto immediatamente meglio, la chiamo, si volta, allarga gli occhi e sorride.
Le sorrido anche io, forse anche i miei occhi si fanno più grandi, più grandi e anche umidi perché lei, il mio Toro, porta al collo la sciarpa Granata.

Andando verso casa le chiedo: "Come mai hai messo la sciarpa del Toro?"
Mi risponde: "Perché faceva un po' freddo, perché mi piace e perché è la sciarpa del Toro."
Come per magia "Non era fuorigioco" e "È più bello vincere così" diventano scorregge che si perdono nell'etere.

Vorrei dirle che non è giusto, vorrei dirle tante cose, ma mi limito a continuare a camminare con lei.

Poi le chiedo: "Qualcuno dei tuoi compagni ti ha detto qualcosa?"
Tentenna ed accenna ad un "No..." che le si affievolisce immediatamente sulla bocca: ormai sa che la sgamo. "Be'... Marco. Marco non mi ha lasciata in pace per tutto il giorno."
"E tu?"
"Gli ho detto di lasciarmi stare."
"E lui?"
"Ha continuato."
"E poi?"
"E poi ho fatto finta di niente: se non riesce a capire mica è colpa mia, eh?!?"

Magari un giorno anche a lei capiterà di fare una passeggiata particolarmente lunga tenendo per mano sua figlia: spero che in quel giorno il Toro sia tornare ad esistere per come lo conoscevo quando la bambina tenuta per mano ero io.