martedì 24 dicembre 2013

Felice Solstizio d'inverno...

... con qualche giorno di ritardo

Oh be'... sì: mi diverto anche così ^_^
Non sono esattamente la persona più natalizia in circolazione, ma so quanto sia importante il Natale per i miei figli e per qualche altra milionata di persone.
Alcuni hanno festeggiato il Solstizio d'Inverno con me, altri festeggeranno il Natale domani, altri ancora hanno condiviso gioia, abbracci ed emozione due giorni fa allo stadio.
Che cosa posso dire?
AUGURI.
Auguri al MIO Toro, che non è solo mio ed è bello che non sia solo mio.
Auguri a chi c'è e a chi non c'è.
Auguri, insomma.
Siate felici.
Siate felici e non perdete NESSUNA occasione per esserlo.
Ieri parlavo con un mio ex compagno di stadio/scuola/vita ('ex' vale solo per 'compagno di scuola', il resto è in vigore da quasi quarant'anni) del Toro di domenica. Facevamo gli stupidini, ridevamo dicendo le parolacce, eravamo... eravamo di nuovo quei ragazzini di tanti anni fa ed eravamo felici: una specie di Magia.
[Modalità RETORICA ON] Solo il Toro sa fare certe Magie. [Modalità RETORICA OFF]
Siate felici: tutto lì.


In realtà non si tratta dei Sex Pistols, bensì dei Toy Dolls (credo...)... vabbe', è divertente: buon ascolto!

martedì 17 dicembre 2013

Ollallà!

Le barzellette


Ci sono un italiano, un francese, un inglese e un tedesco e tutti e quattro... no, aspetta, non era così... aspetta... ah, sì!

Siamo una squadra fortissimi, andremo in Championssss e saremo la Regina d'Europa... o la Drag Queen? Cavoli, non riesco mai a ricordare le barzellette... aspetta... dai, questa volta la so... questa volta me la ricordo... era così:

Ci sono un accontentista, un granatista, un complottista, un tremendista, un superghista, un venturista, un antiventurista e un cairota che si scannano su chi abbia più diritto degli altri di dire: "Avevo ragione io!"
Un tizio, che si trova a passare nelle vicinanze di tale assortimento di persone, li ascolta e poi dice loro: "Scusate, lor signori... siete tutti tifosi del Toro?"
L'accontentista, il granatista, il complottista, il tremendista, il superghista, il venturista, l'antiventurista e il cairota, senza esitare rispondono in coro: "Sì!"
E poi tornano a scannarsi.
Il tizio prosegue per la sua strada domandandosi: "Ma se sono tutti del Toro... perché non sono felici e basta? Domenica hanno pure vinto fuori casa..."

Che ridere, vero?

Boh, forza Toro.

Intanto ringrazio lo zampino del (da me) non amato Ventura, ringrazio i Ragazzi, godo del momento, ringrazio il Fato per avermi riservato la sorte di essere del Toro, ringrazio il Fato per avermi riservato la sorte di essere un po' accontentista, un po' granatista, un po' complottista, un po' tremendista, un po' superghista, un po' venturista, un po' ativenturista e un po' cairota (*), ringrazio il Fato per... bon, lo ringrazio e basta: la gratitudine è un sentimento che amo sperimentare (bidirezionalmente).

(*) Questa etichetta l'ho vinta anni fa insieme a "Sei nel libro paga di Cairo... non credo possibile che ci sia gente che scrive di Toro senza farsi pagare...". Apperò, eh?

Tacabanda, va'... Thank You, da BBC Sessions, pubblicato nel 1997, la registrazione in questione è del 1° aprile 1971, concerto tenuto a Londra.



Una delle migliori versioni di "Thank You",
l'assolo è una delle ragioni per cui sono grata di essere viva.



Quella volta in cui stavo per imbarcarmi per l'Inghilterra
ed ho scelto di mostrare a tutti la mia felicità
(che è un altro nome della gratitudine)








sabato 14 dicembre 2013

Chi dimentica di essere stato bambino...

... è un emerito coglione.


La mia campagna al tramonto
"Gagniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!"
"Che c'è, ma'?"
"Sapete che cosa facciamo sabato?"
Uno sguardo incuriosito e vagamente dipinto di timore fiorisce sui loro volti.
"Che cosa, ma'?"
"Prendiamo il treno e andiamo a trovare i nonni!"
"Sììììììììììììììììììììììììììììììììì!!!"

Li sento tutti i giorni, anche più volte al giorno, ma non li vedo da quasi tre mesi: una stagione, in pratica.
La mia mamma e il mio papà.
Quelle due belle querce che sempre più insistentemente mi dicono: "Quando venite giù?"
Mi mancano.
E a loro mancano i nipoti (anche un po' la sottoscritta, dai).

L'operazione "Andiamo al paesello" scatta con l'acquisto dei biglietti ferroviari.
Venerdì pomeriggio, all'uscita dalla scuola: "Giulia, preferisci andare a comprare i biglietti adesso o domani mattina, prima di partire?"
"Andiamo adesso, per favore!!! Così stiamo un po' di più in metropolitana!!! Dai!!!"
Mia figlia ama viaggiare
Le piace viaggiare, sia che si tratti di prendere la metro di Torino, sia che si tratti di arrivare alle Shetland in tre giorni: bene.
"Aspetta... faccio una telefonata... Davide? Ascolta, prendi la metro e raggiungici a Porta Nuova: tutto chiaro?"
"Sì! A tra poco, ma'!"
Ci troviamo - ed è sempre una festa: ci abbracciamo e ci baciamo - e procediamo. Orgogliosi del nostro acquisto, ci dirigiamo verso casa per cenare, andare a dormire ed abbreviare il tempo verso il sabato.

In uno schiocco di dita giunge l'ora X ed usciamo di casa. In cortile ci sono tre colombe.
"Ragazzi, avete visto? La Pace si spande anche sull'asfalto, di quando in quando..."
Ridono.
Quando parlo così, ridono.
In realtà ridono spesso, che io parli in modo astruso o meno, che io stia zitta e semplicemente li osservi, magari da lontano, magari di nascosto.
Ridono: sono felici. Sono felici di essere insieme, sono felici di essere. Così.

Arrivati a Porta Nuova facciamo colazione e poi andiamo a sistemarci sul treno.
Mezz'ora di viaggio in compagnia di due peppie più peppie di me e poi scendiamo per prendere la coincidenza; saliamo, ci sistemiamo, spariamo qualche cazzata, siamo rilassati e sorridenti.
Sale una tipa, mi guarda, la guardo, forse ci siamo già viste, chissà dove, chissà quando, mi guarda con insistenza, spalanca gli occhi e, rivolgendosi verso l'esterno del vagone, dice a voce alta: "Mario, sali: qui c'è gente per bene!"
Mi sorride.
Capisco.
"È per il cappello, vero?" Le chiedo.
Annuisce sorridendo.
Mario sale, vede anche lui il mio cappellino granata, sorride e dice le due paroline belle: "Forza Toro!"
Cianciamo del Toro e del meno e manco ci accorgiamo che il treno è già partito.
Poi lei mi dice: "A me sembra di conoscerti... chi sei?"
Bella domanda: sto lavorando alla risposta da circa mezzo secolo, ma mi limito a dirle: "Sono la figlia di Franco."
"Che domanda stupida ti ho fatto: avrei dovuto capirlo dagli occhi! Anche i tuoi figli hanno gli occhi di tuo padre!"
È strano incontrare persone che hai incrociato milioni di volte e dialogare per la prima volta... mi commuovo un po' per l'imprevisto dialogo e per 'sta storia degli occhi e un po' rido pensando a quanto ne uscirà inorgoglito papà quando glielo racconterò.
Il Sole
Mancano pochi chilometri e guardo fuori dal finestrino: i campi del nonno, la strada sterrata, i pioppi ordinati, le mie radici.
Altro che commuoversi un po'... mi pianto le unghie nei palmi delle mani per respingere le lacrime.
Frena, il treno frena, "Gagni, scendiamo!"
Il mio papà è lì ad aspettarci: ci porterà dalla mamma.

Pranziamo, passiamo qualche ora insieme, vado a trovare il rosmarino, il timo e la salvia che se ne fottono del gelo, e poi raccogliamo le nostre cose per fare ritorno a Torino.
"Vi porto in auto!" Dice papà.
"No, voglio far vedere la campagna ai bimbi." Rispondo.
Baci, abbracci, a presto,
Andiamo verso la stazione, accompagnati dal sole che tramonta sulla campagna, sul treno si addormentano e mentre dormono sorridono: io leggo, ogni tanto li guardo, non desidero nient'altro, mi sento (e sono) completa.

Il giorno dopo è giorno di partita.
All'ora giusta Davide ed io ci avviamo verso lo stadio insieme con il mio nuovo iPod (sì, mi sono fatta un regalo).
Ecco Paolo, Sabrina, Samu, Davide-Amico: possiamo avviarci ai tornelli dopo aver fatto una mezz'ora di sano pettegolezzo su conoscenze comuni che non smettono mai di stupirci.

Mio figlio ama condividere
Ricordo poco della partita, ora.
Ricordo bene, però, che stavo male, stavo male fisicamente.
E non ero l'unica a stare male, a stare male fisicamente.
Stavamo male e ce lo dicevamo.
Sembravamo dei matti chiusi in una stanza e in quella stanza avevamo scelto di essere: per amore, per tifo, per disperazione, per gioia, per tutte queste cose insieme.
Vincevamo giocando malissimo e malissimo stavamo.
Sì, mi ricordo che stavamo male.
Prima o poi riuscirò anche a godere dei tre punti vinti.
In realtà sto godendo già adesso, ma ho l'obbligo morale di mantenere il mio aplomb di creatura dannata (mu-ha-ha-ha).

Dopo la partita sono andata a comprare il miele dalla mia apaia (si dice apaia? No? E vabbe') di fiducia che mi ha accolta con un: "Buonasera, Signora del Toro".
Un saluto bello e anche un po' inquietante.
Non mi piace perdere la mia identità, anche se parte della mia identità è - appunto - essere del Toro.
Boh, ritornerò su questa questione, ma non adesso, non adesso... (odio gli automatismi).

E poi è arrivato il lunedì e con esso il disordine.
Anche di questo parlerò in un altro momento: mi sono saliti a galla ricordi messi in un cantuccio molto remoto.

Ci sono giorni è difficile avere fiducia, ci sono giorni in cui si ha male, male alle gambe, male alle braccia, male ai capelli (per me una vera tragedia), male all'anima.
Ci si sente a disagio con il concetto stesso dell'esistenza.
E poi accadono magie.
Magie che ristabiliscono l'equilibrio e sono motore per nuove avventure.
La magia di cui sono stata testimone è un dialogo fra una bambina e sua madre.

Figlia - Mamma, possiamo passare dal cartolaio? Voglio comprare alcune cose.
Madre - OK, andiamo.
[cinque minuti dopo]
Madre - Per quale materia ti serve quel quaderno?
Figlia - Veramente è per N.
Madre - Ma scusa... ha bisogno che le compriamo dei quaderni? Se ne ha bisogno dimmelo, OK?
Figlia - No, no, mamma... è che... sai che N. ha un po' di difficoltà, no? Be', ho visto che se le faccio degli schemi, riesce a capire meglio le cose e così diventa tutto più facile.
Madre - Che bello! Le maestre ti hanno chiesto di aiutarla?
Figlia - No, è una cosa che mi è venuta in mente.
Madre - Tutta roba tua?
Figlia - Sì. E le maestre, quando lo hanno scoperto, mi hanno detto che faccio una cosa molto bella.

La madre, a quel punto, ha abbracciato forte la figlia e poi... e poi ci siamo incamminate verso la metropolitana.
A volte le magie sono così grandi che è meglio raccontarle in terza persona per non farsi piacevolmente paralizzare dalla grandezza della semplicità.






Ascoltatela, ascoltatela e basta:
chiudete gli occhi e aprite bene orecchie e cuore.
La semplicità fa bene e rende migliori.






domenica 8 dicembre 2013

War is over, if you want it

08/12/1980, New York City


22:50, davanti ai Dakota Apartments

Mark David Chapman: "Mr. Lennon?"

[BANG BANG BANG BANG BANG]

John Winston Lennon: "I was shot..."


23:07, Roosevelt Hospital

John Lennon viene dichiarato morto: aveva compiuto da poco 40 anni.



La guerra è finita, se lo vuoi.
Io... oh be', non riesco ancora a volerlo.








mercoledì 4 dicembre 2013

Cose così


  1. Genoa-Toro.
    Non ne avevo ancora parlato: non avevo e non ho molto da dire.
    Abbiamo giocato bene, siamo stati un po' sfigati e anche un po' ingenui.
    Avanti con la Lazio, via.

  2. I bambini nella curva gobba.
    Vabbe'.
    Viva l'ItaGlia.
    Che tristezza.
    E che noia.

  3. Lo scioglimento dei Led Zeppelin, 33 anni fa.
    Il 4 dicembre 1980 John Paul Jones, Jimmy Page e Robert Plant, insieme con Peter Grant, annunciavano lo scioglimento del gruppo con un comunicato stampa che, più o meno, diceva così: "Desideriamo si sappia che la perdita del nostro caro amico e il nostro profondo rispetto nei confronti della sua famiglia, insieme con il senso di totale armonia percepito da noi e dal nostro manager, ci hanno portati a decidere che non potremmo continuare come eravamo."
    Io lo seppi due giorni dopo e due giorni dopo ancora successe che... ne parliamo l'otto dicembre, va'...




venerdì 29 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 9

La Canzone della Pioggia

C'era un ragazzino a Liverpool e con la chitarra se la cavava.
Era diventato un Beatle, aveva sparso musica e gioia per il mondo, e poi era diventato grande.
Dodici anni fa è volato via.
A volte mi chiedo che faccia abbia fatto l'altro Beatle, che sulle nuvole era già da un po', vedendolo arrivare in cielo.

Ciao, Georgie boy, e grazie.



Sì, grazie, Georgie boy.
Grazie per CHI sei stato e perché sei in un certo senso il 'padre' di quella che per me è LA Canzone.
Ognuno ha dei capisaldi, alcuni fra i miei:
- IL Libro: Cent'Anni di Solitudine
- LA Squadra: il Toro
- IL Fumetto: Devil
- IL Cibo: il cioccolato fondente
- IL Fenomeno Meteorologico: la pioggia
- LA Band: i Led Zeppelin
- LA Canzone: The Rain Song

The Rain Song.

Narra la leggenda che George Harrison disse a Jimmy Page che il problema dei Led Zeppelin era che non avevano ballate nel loro repertorio.
Page accettò la sfida, che sfida non era ma forse sì, e si diede da fare componendo "The Rain Song", i cui primi due accordi sono gli stessi di "Something".

The Rain Song, Georgie boy... GRAZIE: riposa in pace.

martedì 26 novembre 2013

Rock and roll

Toro-Catania 4-1

Il cielo di Torino sul calar di Toro-Catania
Mi ostino a chiamarlo Toro anche se Toro non è, ma vabbe', tant'é, pereppeppé.
Quattro gol non servono a cancellare ciò che non c'è da tempo immemore e, al tempo stesso, fanno stare bene benino per un po'.
Due giorni fa era giorno di partita, due giorni fa ero allo stadio con mio figlio, solo con lui.
Solo con lui e con gli Amici che ritrovo lì: niente Stefi, niente Davide-Amico, niente Manuuuu.
Uscendo dallo stadio gli racconto che [voce da vecchietto del Far West ON] ai miei tempi ho visto il Toro vincere contro il Lanerossi Vicenza per quattro a zero e mi trovavo proprio in quel punto dello stadio [voce da vecchietto del Far West OFF] e che, in tale occasione, mi era anche successa una cosa piuttosto imbarazzante.
"Che cosa, mamma?"
"Oh be', ciccio... sai, allora andavo sempre in giro con un piccolo taccuino in tasca..."
"Taccosa?"
"Taccuino, blocco note, fogli pinzati fra loro e adornati da copertina."
"A volte parli strano, lo sai?"
"Sì, certo. Dunque, dicevo: andavo sempre in giro con un piccolo taccuino in tasca e una Bic blu."
"E dove sta l'imbarazzo?"
"Sta nel fatto che la Bic mi si era smontata in tasca e mi aveva tinto la chiappa destra di blu. Ci sono voluti secoli prima di riuscire a cancellare quel tatuaggio estemporaneo."
Scoppia a ridere.
Mi piace sentirlo e guardarlo quando ride.
Veramente mi piace sentirlo e guardarlo sempre.
Anche quando mi sta sulle palle.
Perché - ammettiamolo - i figli ogni tanto stanno anche sulle palle... siamo stati o siamo tuttora figli, no? Sappiamo quanto possiamo essere molesti, no? Sì, lo sappiamo.
Esistono tanti modi per essere genitore e l'unico che conosco io è quello di considerare i miei figli come persone, indipendentemente dal fatto di essere persone con cui condivido un po' di DNA e molta vita.
Persone speciali perché mi hanno regalato la grande e buona fortuna di essere la loro madre, persone speciali perché mi garantiscono la grande e buona opportunità di osservare la loro crescita.
Persone speciali e anche persone normali.
Sì, i miei figli sono più belli, più sensibili e più intelligenti di chiunque altro, è ovvio.
E sono anche normalmente pessimi: sono esseri umani.
Vabbe'.
Che cosa stavo dicendo? Ah, sì: mi piace sentirlo e guardarlo ridere.
Mi piace abbracciarlo.
E mi piace essere abbracciata da lui, soprattutto ora che sto sperimentando l'essere sovrastata fisicamente da 'sto ragazzo in crescita, da 'sto ragazzo che guardo negli occhi sollevando il capo perché, ORA, i suoi occhi sono più in alto dei miei.
Allora.
Dunque.
Non succede spesso, ma quando succede... insomma: non succede spesso che il Toro segni, ma quando il Toro segna, quelli del Toro si abbracciano.
Quelli del Toro si abbracciano.
Sconosciuti con sconosciuti.
Amici con Amici.
Figli con le Madri.
Domenica - e per quattro volte! - ha spalancato le braccia, istintivamente mi sono voltata verso di lui, e mi ha stretta forte a sé.
Fra il voltarmi verso di lui e l'essere stretta dalle sue braccia, però, c'è stato un momento - piccolo e quasi eterno - in cui ho visto nei suoi occhi lo sguardo che probabilmente avevo io nei miei quando l'ho visto camminare per la prima volta, portarsi il cucchiaio alla bocca per la prima volta, scrivere il suo nome su un foglio per la prima volta.
Era come se mi dicesse: "Stiamo crescendo insieme e ci sono ancora tante cose da imparare! Anche che posso essere più grande di te!"
Ho forse letto troppe cose in quattro banali abbracci? Sì? E chi se ne frega: mi piace leggere.
Quattro gol non servono a cancellare ciò che non c'è da tempo immemore e, al tempo stesso, mi hanno regalato quattro abbracci che metto in cantina per i momenti di carestia.
E il Toro?
Boh, oggi mi viene da rispondere OLÉ, domani tornerò a cercarlo: prima o poi lo (ri)troverò.

Uh, quasi dimenticavo... mia figlia e il suo compagno di scuola gobbetto e molesto.
Lui è andato a cercarla per dirle: "Ieri la giuve ha vinto due a zero!"
Lei avrebbe potuto rispondere estiqaatsi, ma non l'ha fatto: brava, bimba mia... anche se in realtà l'ha fatto a modo suo rispondendogli: "Ti ho mai detto che non mi occupo di quella specie di squadra e che a me interessa solo il Toro? Te lo dico adesso: non mi occupo di quella specie di squadra, a me interessa solo il Toro." Ancora: brava, bimba mia.

Forse trovo un po' di Toro proprio nei miei figli, forse è per quello che a volte dimentico gli affanni Granata, forse è per quello che due normalissimi esseri umani - quanto meno nella mia vita - fanno LA differenza.
E dunque... e dunque rock and roll.





domenica 24 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 8

I can fly, my friends!

Riesco ad ascoltarlo solo una volta all'anno: oggi.

The Show Must Go On... and it goes... oh dear...

Manchi.

(Ci sono vite che non possono essere raccontate se non con il favore delle tenebre perché son talmente grandi che finirebbero per oscurare il Sole e spegnere tutte le altre stelle... e il Gelo non finirebbe mai...)

(8036 giorni da quando sei volato via: li conto da allora)





martedì 19 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 7

Omega e Alfa


19 novembre 1982
Pubblicazione di Coda, nono e ultimo album in studio dei Led Zeppelin. Esce a poco meno di due anni dallo scioglimento della band (4 dicembre 1980) per ottemperare a obblighi contrattuali in essere con Atlantic Records.
Non lo acquisto subito: la morte di Bonzo brucia ancora.
L'anno successivo, mentre torno dalle vacanze, vado letteralmente a sbatterci contro in un autogrill.
Mentre i miei compagni di avventure estive sono in coda (sic) alla cassa per approvvigionamenti vari, mi metto a guardare distrattamente le cassette esposte.
Baaaaaaaaaaaaaam. È lì, proprio davanti al mio naso.
Rimango a guardare la copertina morsicandomi un labbro.
"Lo compro?" "Non lo compro?" "Lo compro?" "Non lo compro?" "Lo compro?" "Non lo compro?"
Continuando a mordermi un labbro e a farmi quelle due domande, mi ritrovo pure io in coda (ri-sic) alla cassa: stringo in una mano quella musicassetta e, assurdamente, mi sento in colpa perché non è un vinile.
Giunta a casa, la stringo ancora in mano, anche mentre saluto i miei. Dopo cena salgo in camera, strappo la plastica, apro la custodia, inserisco la cassetta nel registratore.
Poi vado a fare la doccia: che bello ritrovare il mio accappatoio nero... e in quell'umidità che sa di casa mi corico sul letto, appoggiandomi sul fianco sinistro, avvolgo in una specie di abbraccio il registratore e trovo il 'coraggio' di premere il tasto PLAY.
Ascoltando Coda per la prima volta, piango tutte le lacrime che non sapevo di avere ancora dentro.
Adesso sono diventata grande (ah ah ah!) e lo ascolto raramente: Coda è l'Omega degli Zep.

19 novembre 2012
Pubblicazione di Celebration Day, DVD e doppio CD del concerto degli Zep (più Jason Bonham) tenuto alla O2 Arena di Londra il 7 dicembre 2007. Mi viene regalato immediatamente da una persona che mi vuole un mondo di bene.
Ho visto il film del concerto il 17 ottobre al cinema con alcuni Amici: una sera ricca, ricchissima.
Adesso ho un anno in più rispetto all'anno scorso (sono un genio matematico) e lo vedo/ascolto spesso e volentieri: Celebration Day - nonostante tutto - è l'Alfa degli Zep.

Mica è obbligatorio iniziare dall'inizio o pensare che la fine sia davvero la fine, no?





It starts out like a murmur
Then it grows like thunder





You can feel the beat within my heart


domenica 17 novembre 2013

Viva le differenze

"Sa', adesso lo chiamo."
Suona.
Suona.
Suona.
Finalmente si decide a rispondere.
"Ciao, Megera, che cosa vuoi?"
"Vieni qui. Tre, due, uno."
Click.
Mentre aspetto il suo arrivo, mi dedico alle mie chitarre. Accordatura standard per Eleida (la classica), in Re aperto per Nuit (l'acustica).
Sgranchisco un po' le dita e lascio che si muovano da sole sulle corde: non ho bisogno di pensare quando suono, tutto quel che devo fare è... suonare.
DA-DANG-DA-DA-DANG.
"Dev'essere Sagliets... vado ad aprire..."
Appoggio Eleida sul divano, mi avvicino all'ingresso, apro la porta.
"Ciao, Sagliets, qual buon vento ti porta qui?"
"Testa d'incudine... mi hai chiamato, mi hai detto di venire qui e poi hai messo giù... che cosa avrei dovuto fare?"
"E tu fai tutto quello che ti dico? Allora, ascolta: vedi quei vetri laggiù? Avrebbero bisogno di una pulita. Nello sgabuzzino trovi tutto l'occorrente. Grazie, Amico! Io intanto vado a raccogliere un po' di erbe. Ci vediamo dopo!"
Rimane a guardarmi basito mentre indosso il mantello e mi dirigo verso la porta.
"Ou!" Grida.
Non so se dirgli ORA che sto scherzando... glielo dico dopo, dai...
"Sì, ciccio?" Rispondo voltandomi per guardarlo in faccia.
"Ciccio 'sta fava! Ma che cazzo! Non hai rispetto per nessuno! È proprio vero che sei una stronza! Ma guarda te se devo sottostare ai tuoi capricci! Bla bla bla! E ri bla bla! E bla!"
È un torrente in piena: che spettacolo la forza della Natura.
"Sagliets..."
"Che cosa vuoi ancora? Me ne vado!"
"OK. Prima di andartene, però, dai un'occhiata allo scaffale alla tua sinistra, per favore..."
Nonostante sia incazzato abbbestia, si volta.
Dapprima non comprende, poi capisce.
"Silvietta... ma..." Dice sorridendo, gli occhi un po' umidi di lacrime.
"Hai visto? Sono stati i primi libri a cui ho dato un luogo quando mi sono trasferita qui in riva al fiume."
"Cavoli..." Mormora. "Ma... ma... qui c'è proprio tutto?"
"Sì, Mauretti. Tutto quello che hai scritto finora. I due scaffali sotto rimarranno vuoti finché non ci saranno altre tue parole per riempirli..."
"... e quindi tu..."
"... e quindi io, da quando ho conosciuto i tuoi scritti e poi ho conosciuto te, ogni volta stampo le tue pagine e poi - quando i fascicoli si fanno corposi - le rilego. Le rilego, le rileggo: una G a volte può fare una grande differenza non trovi?"
"Non so che cosa dire..."
"E non dire niente, allora. Piuttosto che sparare stronzate a casaccio, taci. Poi vieni in cucina: voglio farti vedere perché ti ho chiesto di venire qui proprio oggi." Vado verso la cucina con passo spedito, poco dopo mi raggiunge.
Si ferma sulla soglia, guarda il tavolo, sorride ancora una volta: gli ho preparato la torta salata che preferisce.
"Silvietta... non dovevi..."
"Volevo, però..."
"Tu ci sei sempre."
"No, Sagliets, a volte ci sono e a volte no. Diciamo che io ci sono sempre stata nei momenti in cui era necessario che io ci fossi e tu idem con patate. Anche quando eri così obnubilato da non riconoscere te stesso, anche quando ero così obnubilata da non sapere più chi io fossi."
"Già. Come quella volta in cui..."
Stappo una bottiglia di Dark Island, riempio due bicchieri, li alziamo come se fossero il Graal.
"... e quell'altra volta in cui..."
Snoccioliamo eventi del nostro percorso comune in cui ci siamo accettati per come eravamo nel momento in cui lo eravamo, ci raccontiamo di "quelle volte in cui", facciamo progetti per il futuro, ci distraiamo dal presente di questa domenica senza Toro e dall'amarezza di provare quasi sollievo... sarà anche una domenica senza Toro, ma è un essere senza Toro che nulla ha a che vedere con l'essere senza Toro che - maledizione - si sta consolidando.

"Hey, Sagliets! Si è alzato il vento, lo senti? Mi è venuta un'idea..."
"Quale?"
"Andiamo a far sventolare le Bandiere?"
"E andiamo, dai!"

Seduti sulla riva del fiume, senza attendere che passino i cadaveri dei nostri nemici giacché nemici non abbiamo(*), lasciamo che due Bandiere Granata danzino con il vento(**), facendo attenzione a che non volino via e così ci nutriamo del Tempo che manca a quando il Toro tornerà.
Perché tornerà, vero? A volte vorrei sentirmelo dire sapendo che si tratta della verità.


 
(*) Oh be’, in realtà abbiamo nemici, tutti ne hanno. Per MIA buona sorte ho nemici di scarso valore intrinseco e pure estrinseco e dunque, alla fine della fiera, vivo nel bel mondo che ho costruito fin qui senza troppi patemi e occupandomi della felicità mia e di chi abbia voglia di guardare un po’ più in là del proprio naso.
(**) A quelli del Toro piace fare cose da Toro... (***)
(***) ... anche se non proprio tutti quelli del Toro fanno cose da Toro. Che dire? Viva le differenze: SEMPRE.





... Send me a dreamboat
That I can sail away...




martedì 12 novembre 2013

Fiction

Roja e alcune persone.
Facciamo un gioco.
Facciamo che qualcuno decide di girare una fiction su Gigi Meroni.
Facciamo che l'attore scelto per impersonare Gigi è Alessandro Roja.
Facciamo che Alessandro Roja vuole entrare nella psicologia di Gigi.
Facciamo che alcune persone di buona volontà e tanta creatività accompagnano Roja nei Luoghi Granata.
Facciamo che due fra queste persone di buona volontà e tanta creatività dispongono anche di spazio nel cuore.
Facciamo che queste due persone, insieme ad altre, portano Roja al Fila.
Facciamo che Roja chiede di andare a vedere gli spogliatoi.
Facciamo che una delle due persone di cui sopra fa strada a Roja e poi lo lascia lì a guardare, studiare, capire, respirare.
Facciamo che la persona di cui sopra sale le scale e l'altra persona gli dice: "Sai che stai entrando in campo?"
Facciamo che 'sti due si commuovono ancora una volta.
Facciamo che si commuoveranno ancora per mille altri motivi.
Facciamo che queste due persone quel giorno hanno portato due Meroni al Fila: uno fictional (Roja) e uno vero (quello nei loro cuori).
Facciamo che in tanti attendono.
Facciamo che arriva la sera in cui la fiction viene trasmessa.
Facciamo che fare i complimenti a Roja (e anche a Pannofino).
E basta.
Fine del gioco.


Chi vuole capire, capisca.





lunedì 11 novembre 2013

From Mother to Daughter no. 1

Cagliari-Boh 2-1

Ha passato il fine settimana dalla sua amica del cuore.
Non appena termina la partita, esco di casa per andare a prenderla: ho bisogno di respirare aria pulita.
Quando mi vede, mi corre incontro: gli occhi grandi, il sorriso dolce.

Giulia - Mamma!
Io - Hey... ciao, piccola...
Giulia - Che cos'ha fatto il Toro?
Io - Ha perso due a uno.
Giulia - Noooooo... che cos'ha fatto Ventura questa volta?
Io - Tante cose... te ne dico una?
Giulia - Sentiamo...
Io - Ha messo Meggiorini in campo all'89°.
Giulia - Ma è scemo???
Io - Eh, Giulia...

"Grazie", Marinaio, per lasciarmi senza parole.
"Grazie", Marinaio, per non aver capito la differenza fra orgasmo e agonia.
"Grazie", Marinaio, per avermi dato l'ennesima dimostrazione di cosa NON è il Toro.
Quando te ne vai?

N.B. Sì, lo so: il Marinaio è la punta dell'iceberg.


 

sabato 9 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 6

Melanzane alla Baby Babe

Volevi la ricetta con le melanzane? Eccola, caro Paolo.

INGREDIENTI:
- 2 melanzane grandi
- 200 gr di pomodori Pachino
- 200 gr di scamorza dolce
- 80 gr di olive nere denocciolate
- olio, pepe, sale, origano: q.b.

PREPARAZIONE
- Taglia le melanzane a fette spesse 1 cm, sala le fette, adagiale in uno scolapasta e lasciale riposare per mezz'ora.
- Intanto taglia a cubetti la scamorza, lava e asciuga i pomodorini e tagliali in quarti.
- Taglia le olive nere in rondelle.
- Prendi le fette di melanzana e incidile a griglia con un coltello.
- Metti le fette su una teglia rivestita di carta da forno.
- Ricopri ciascuna fetta con i pomodorini e condisci con olio, pepe e origano.
- Cuoci a forno già caldo a 200°C per 20 minuti.
- Sforna le teglia, aggiungi la scamorza e le olive e inforna nuovamente fino a quando si sarà sciolto il formaggio.
- Togli le melanzane dal forno.
- Mangia.

Come? Dovrei prepararle io? Naaaaaaaa. Io preparo i biscotti. Quelli veri: farina, zucchero, uova e burro in quantità, Te li porto alla prossima partita, OK?
Con affetto,
La Silvia


P.S. Quelli del Toro sono fatti così: hanno una vita e cercano di farne buon uso... e, fra un nervoso e l'altro, ridono.





venerdì 8 novembre 2013

Al di fuori del Toro n. 5

Senza titolo

Esce l'8 novembre del 1971 e non ha titolo.

Non ha titolo.

Nessuna scritta.

Sulla copertina interna è stampato l'elenco dei brani - affiancati da simboli - e il testo del pezzo che chiude la prima facciata del vinile.

Oggi compie quarantadue anni ed è ancora PERFETTO.

Forse il suo vero titolo è proprio quello: PERFETTO.

Quarantadue anni e mi stupisco ancora ogni volta in cui la puntina si insinua in quello che tecnicamente è un solco, ma abita, vive e soggiorna nel campo del trascendente. Riassumo in due parole: tanta robbba.


TRACCE

LATO A
Black Dog
Rock and Roll
The Battle of Evermore
Stairway to Heaven

LATO B
Misty Mountain Hop
Four Sticks
Going to California
When the Levee Breaks


I simboli stampati sulla copertina interna - da sinistra a destra - indicano Jimmy Page, John Paul Jones, John Bonham, Robert Plant.


L'album contiene anche un quinto simbolo, che rappresenta Sandy Denny, cantante dei Fairport Convention. Sandy canta in duetto con Plant in "The Battle of Evermore", unica voce ospite in tutta la produzione dei Led Zeppelin.


Non ha titolo, ma chi lo conosce sa come chiamarlo.

Buon compleanno, PERFETTO, buon compleanno: a modo tuo hai cambiato la sostanza dell'Universo intero e per sempre.




martedì 5 novembre 2013

Pachidermicamente differenti

Toro-Roma 1-1

(A volte ci sono cieli che...)
Sappiamo di pensarla diversamente, lo sappiamo così tanto che evitiamo l'argomento, eppure riusciamo sempre a parlarne.
Lunedì mattina, dopo aver parlato di amenità varie, dopo che nessuno dei due aveva tirato in ballo l'argomento, be'... lui ha messo le carte in tavola e, coraggiosamente, mi ha fatto una domanda.
Dico 'coraggiosamente' perché cerchiamo sempre di fare molta attenzione ai confini reciproci.
In realtà non so se sia stato un atto di coraggio o meno... forse si è trattato di normale curiosità.
C'è stato un momento di silenzio e poi mi ha chiesto: "Com'è stato ieri sera?"
Gli ho risposto dicendogli la verità: "È stata una serata meravigliosa..."
L'ho sentito trattenere il fiato per un breve attimo e poi ho aggiunto: "... umanamente. Punto. Non aggiungerò altro."
Lui sa che quando dico "Non aggiungerò altro." un qualsiasi tentativo di approfondimento andrebbe sprecato, andrebbe a cozzare contro la mia testardaggine, andrebbe a creare turbative dove turbative non ci devono essere, dove turbative non vogliamo ci siano.
La pensiamo diversamente, così diversamente che sappiamo che affrontare il discorso vorrebbe dire non parlarsi per qualche giorno... una fatica boia.
La pensiamo diversamente eppure, alla fine della fiera, l'obiettivo che a volte ci accade di raggiungere è sempre lo stesso.
Il giorno prima di Toro-Roma mi ha scritto: "Nonostante tutto, pur essendo così pachidermicamente differenti, è bello sapere che ci siamo l'uno per l'altra."
No, non stavamo parlando del Toro, bensì di piramidi, punti cardinali, festività celtiche.
Però è riuscito, come quasi sempre a centrare il punto: per quanto grandi siano le differenze che separano le scuole di pensiero, mettersi in posizione d'ascolto verso gli altri ripaga sempre: si finisce per imparare qualcosa di nuovo ed aumenta la capacità di rispetto nei confronti di ciò che è al di fuori di noi, della nostra conoscenza, del nostro giudizio.
Grazie dunque, Sagliets, per aver voluto sapere della mia serata umanamente meravigliosa senza dirmi la tua insoddisfazione e senza che io ti dicessi della mia soddisfazione.
Non vinceremo mai il Nobel per la Pace, ma forse stiamo crescendo: grazie per tenermi compagnia in questo percorso difficilotto.
E quando il Toro vincerà faremo festa e brinderemo insieme, anche per celebrare la chiusura momentanea di una spaccatura che ci divide e, contestualmente, rende più forte il nostro legame.
Forza Toro, néh?

Dimenticavo... Sì, la sera di Toro- Roma è stata meravigliosa. Mi sono ritrovata a chiacchierare con un Amico ma, a differenza del solito, non abbiamo parlato di musica... no, si è parlato di femori rotti, di nonne, di addii, di mamme, di massimi sistemi, di persone del passato, del caso. Si tende a pensare che lo stadio non sia il luogo più indicato per farsi confidenze, si ritiene che la Maratona sia un luogo piuttosto rumoroso (vabbe', qui ci sarebbe da aprire un AMPIO dibattito...), si dice che i discorsi seri e profondi vadano fatti in luoghi più opportuni... io la penso diversamente.
I discorsi si fanno quando li si vuole fare: è solo questione di volontà, non di luoghi o momenti.
Volontà.
E basta.
Vale per tutti, anche per i Ragazzi in campo, che sono scarsucci (escluso il Numero Undici) ma con la forza di volontà possono fare e meravigliare.
Ciò detto... torno fra le coltri a curare l'influenza che ho portato con me allo stadio domenica sera ed ho riportato a casa in forma bastardamente balorda: in questi giorni il Trio delle Meraviglia siamo il piumone, l'iPod ed io... ogni tanto è affascinante fermarsi un po'... e poi... e poi... e poi ho un appuntamento importante l'8 novembre, ce l'ho qui, proprio qui, sulla mia Pagina Infinita.
Buona notte: get the Led out.

(Tanta robbba)

giovedì 31 ottobre 2013

Altre direzioni

We are Hearts and we stand together


Hanno iniziato il campionato 2013-2014 con una penalizzazione di 15 punti, sono in amministrazione controllata, sono ultimi in classifica con -7 punti.
Il 10 agosto hanno giocato il derby contro l'Hibernian vincendo 1-0 (partita di campionato).
Scendono in campo senza speranza e lottano fino alla fine.
Ieri hanno di nuovo giocato il derby contro l'Hibernian vincendo 1-0 (partita di coppa).
Una volta mi hanno detto che un uomo senza speranza è un uomo senza paura.
Forse QUALCUNO dovrebbe fare tesoro di questo concetto.
Io intanto guardo il Toro.
Scusatemi se lo faccio guardando verso Nord, senza accasciarmi su panchine o poltrone.
In attesa del grande orgasmo, frullano le palle, frullano.
Go, Hearts, go.


P.S. All'imbecille cui ho detto verbalmente quanto sopra riportato e che mi ha risposto dicendomi che è troppo facile allontanarsi dal Toro quando le cose non vanno tanto bene... a quell'imbecille ho detto anche che domenica sera sarò allo stadio... a quell'imbecille infine ho detto che... ma no, dai: lasciamo stare. Forza Toro, sempre.


domenica 27 ottobre 2013

Le mie lacrime cadevano come pioggia

Facciamo cassa: vedi Napoli e poi ti tocchi gli zebedei


- Pronto?
- Via.
- Ciao, balorda.
- Ciao a te, viandante. A proposito di andare... quando vieni a vedere la mia nuova sistemazione?
- Quella sul fiume? Anche subito.
- Muoviti, allora.

Ho quasi finito di riportare alla luce i miei effetti e affetti personali, ho quasi finito di dimenticare i torti e la vigliaccheria altrui, quella vigliaccheria che... no, dai, rifacciamo.

One, two, three, four, one, two.

Ho quasi finito di riportare alla luce i miei effetti e affetti personali, ieri i ragazzi hanno finito di sistemare il pavimento, i tendoni granata sono nuovamente pronti a creare notti artificiali e a dare spazio alle candele, lo stereo è perennemente in funzione (è stata la prima cosa che ho sistemato nel mio nuovo 'ufficio'), i momenti di silenzio che si insinuano fra il cambiar lato di un vinile o il sceglierne un altro sono conditi dal suono sereno dell'acqua del fiume.
La parete che si rivolge a Est è come un puzzle che mostra le foto delle persone e dei luoghi che ho amato, amo ed amerò: è a loro che il Sole porge omaggio ogni giorno; lo studio no, lo studio è perennemente nascosto dalla luce... mi sento a mio agio così.

Rrrrrrrrrrrrrrrring! Dev'essere arrivato: vado ad aprire la porta.

"Ciao, Sagliets! Sei il benvenuto! Tra poco arriverà anche Lovi!"
"Ola, strega... scegliere un posto meno lugubre e tetro in cui dedicarti alle arti oscure di cui sei Maestra, no eh?"
"Anche tu trovi che codesto sia un luogo lugubre e tetro? Che meraviglia, non trovi?!?"
"Sei da ricovero."
"Sì, certo. Quando hai finito di blaterare ti porto a fare un giro della casa!"
"Casa? È una baracca, demone tritaballe, altro che casa... una baracca in riva  al fiume, tra l'altro: come farai quando ci sarà la solita alluvione novembrina?"
"Farò che rimarrò a guardarla da quella specie di terrazza e scatterò tante foto... e poi si trova abbastanza in alto da essere al riparo dalle alluvioni: svalvolata sì, pirlissima no... dai, vieni a vedere..."

Conduco Sagliets per i pochi locali della mia nuova casa; si guarda intorno ammirato ed io gongolo come un nano.
"Tutto qui, Sagliets: che cosa ne dici?"
"Mi piace... davvero... ma..."
"Ma?"
"Quella porta... dove porta?"
"Oh be'... è il mio nuovo sancta sanctorum. Pensi di essere pronto?"
"Urca. Sì."

Intanto suona il campanello dell'ingresso.
"Vai, dunque, e accomodati... io vado a vedere chi è arrivato."

Con timore e contestuale curiosità Sagliets abbassa la maniglia, apre lentamente la porta e, poco per volta, mette a fuoco il locale, così nuovo e così familiare al tempo stesso. "Guarda che roba... sembra di entrare in un altro mondo... devo ammettere che mi sono mancate tutte 'ste cianfrusaglie esoteriche... guarda guarda: ha pure fatto risistemare il pentacolo sul pavimento..." Pensa, continuando a curiosare e a prendere contatto con il mio antro.
Cammina a passi lenti, con le mani conserte, guardando verso l'alto. "Be', il lucernario era bello, ma il soffitto affrescato con le copertine dei vinili dei Led Zeppelin non è malaccio..." Intento a rimirare l'affresco, egli non s'avvede dei libroni appoggiati sul pavimento e finisce per rotolare per terra a peso morto rimanendo a gambe all'aria, un po' stupito e un po' dolorante.
In quel preciso istante entro con Lovi e non dico nulla, travolta dal calore di una situazione che mi sembra di aver già vissuto: che tenerezza vedere Sagliets che si dimena a pancia in su!

Lovi - Oh! Ciao, Sagliets! Che cosa fai li per terra?
Sagliets - Sto facendo una siesta, non vedi? [ruggisce]
Lovi - Buon riposo, dunque. Silvia, stavamo dicendo?
La Silvia - Stavamo dicendo che potremmo bere un tea.
Lovi - Buona idea. Va bene anche per te, Sagliets?
Sagliets - No.
La Silvia - Lo prendo per un sì.
Sagliets - [Digrigna i denti e si alza in piedi]

Mentre preparo il tea, sento Sagliets e Lovi che smadonnano contro l'ultima (ahimé) dichiarazione del Marinaio... avevamo proprio bisogno di qualcuno che venisse a spiegarci che cosa sono i valori Granata, avevamo proprio bisogno di qualcuno così lungimirante e dal senso comico che fa ridere come un clown ad un funerale, avevamo proprio bisogno di ricevere altri schiaffi... ma sì, dai, vendiamo il numero 11 e facciamo cassa, Marinaio... soprattutto: diciamolo all'antivigilia di una partita che fa un po' (tanto) paura.

La paura.
Quella roba che, Marinaio, attanaglia anche te, ti attanaglia così tanto che non sai come fare ad estirparla dalle teste dei tuoi (NOSTRI) ragazzi.
E allora dici stronzate.
Stronzate da paura.

La paura.
Loro hanno paura, noi siamo tristi.

La Silvia - Lovi, Sagliets... accomodatevi. Voglio raccontarvi una storia.
Lovi - Oh, bene...
Sagliets - C'era una volta...
La Silvia - Sagliets, taci.
Sagliets - Antipatica.
La Silvia - Sì.

Racconto loro di  come, qualche giorno dopo Toro-Inter, fossi stata presa da uno sconforto tale da poter essere cacciato solo da un po' di blues. Chiodo scaccia chiodo, insomma.
Mentre la gola mi faceva male per lo sforzo del trattenere le lacrime, scrivevo un SMS ad un Amico, uno di quegli Amici che fanno parte del proprio sistema solare da così tanto tempo che l'inizio della storia non ha più una data.

La Silvia - Perché il Toro non vince quasi mai? Oggi ho proprio il magone... forse dovrei smettere di farmi di blues e ripiegare su una birra... cazzo, dimmi che 'sti demoni infestano anche il tuo stomaco... oggi sono inconsolabile...
Amico - È tremenda questa storia che non vinciamo mai. Sì, anche perché poi uno fa confusione tra il Toro e se stesso.
La Silvia - Io vinco, sai? Anche rimanendo del Toro... non pensarmi come ad una perdente...
Amico - Mai pensato a te come una perdente!!!!!!!!! Scherzi? No... dicevo tutti noi... io in particolare... in quelle ore terrificanti del dopo partita fino al mattino dopo :-)))))
La Silvia - Minchia sì. Quelle ore. Comunque oggi nessun gobbo in vista. Proprio come dopo la partita contro la Fiore. Agghiacciande.

Racconto loro di quanto radicato sia questo senso di tristezza in noi e loro sanno esattamente di che cosa sto parlando, racconto loro che è bello che gli strisciati ci abbiano dato due belle soddisfazioni nel giro di pochi giorni, racconto loro che - al di là delle soddisfazioni che talvolta i gobbi ci danno - vorremmo sentirci più comodi, tranquilli, sereni, non tormentati, racconto loro che quelle ore terrificanti del dopo partita non bastano a regalarci ore vibranti nel pre partita.
Perché ci speriamo sempre.
Perché sappiamo mettere da parte la paura.
Perché tra qualche ora inizia la partita al San Paolo e, come anestetizzati, daremo spazio ad un amore che forse a volte è solo abitudine... o forse è talmente senza confini da alleggerirci per qualche momento da tutti i pesi e quel che sarà, sarà.

La Silvia - Vi fermate qui a vedere la partita?
Lovi - Ma... Silvietta... tu non hai la televisione...
La Silvia - Però ho la radio... ed anche molta immaginazione...
Sagliets - Ci sto.
La Silvia - Metto su un po' di musica per caricarci, OK?
Sagliets - Qualcosa di allegro, possibilmente.
La Silvia - Qualcosa di allegro? No, grazie: qualcosa di infinito.
Lovi e Sagliets - Sì.




Since I've Been Loving You, Led Zeppelin III, 1970


Said I've been crying, yeah, oh my tears they fell like rain
Don't you hear them, don't you hear them falling

Ho detto di aver pianto, sì, oh le mie lacrime cadevano come pioggia
Non le senti, non le senti cadere

Uh, a proposito di lacrime... l'anagramma di Giampiero Ventura è piangevate rumori.
Qualcosa vorrà pur dire.
Forse non vuol dire nulla, in realtà.
Chi se ne frega: forza Toro.




mercoledì 23 ottobre 2013

L'ammmore in otto punti

Toro-Inter 3-3


Uno
Giulia - Mamma, sai che cosa ho fatto?
Io - Ho un po' paura a chiedertelo... che cosa hai fatto?
Giulia - Lunedì mattina sono andata a cercare Marco.
Io - Ah. E che cos'hai da spartire con quel gobbetto?
Giulia - Niente! Sono solo andata a dirgli: "Hai visto che la Fiorentina ha vinto 4-2?"
Io - Brava! E lui?
Giulia - E lui mi ha detto: "Tanto noi vi battiamo sempre!"
Io - Mi duole dirlo, ma ha ragione... e tu che cosa gli hai detto?
Giulia - Gli ho detto: "Lascia stare!" e poi mi sono voltata dall'altra parte e mi sono messa a giocare con le mie amiche canticchiando una canzone.
Io - Quale, di grazia?
Giulia - "Questo è il ballo del qua-quattro, questo è il ballo del qua-quattro..."
L'ho abbracciata, mentre una lacrima andava ad infrangersi sul mio sorriso.
L'Amore è tutto, TUTTO.

Due
Poco prima di Toro-Inter.
La Stefi smania per entrare, io voglio stare ancora un po' fuori per aspettare Davide-Amico e Emanuela.
La Stefi smania e coinvolge Davide-figlio nella sua agitazione. "E levatevi dalle palle, dunque!" Esclamo benedicendoli.
I miei due orsi preferiti s'avviano verso la Maratona ed io rimango lì, sotto una pioggia deliziosa e la vicinanza del resto della Famiglia.
La Stefi e Davide-figlio sono due orsi: di poche parole, esternano mal volentieri i sentimenti, sono fatti così. Due acque chete che quando esplodono è subito estate: che meraviglia! E vanno d'accordo, d'accordissimo. Fra loro due c'è una corrispondenza di bla bla bla che fa concorrenza a me, quella che non sta mai zitta.
Li ritrovo in curva.
Gli occhi della Stefi brillano di una luce birbesca e, abbandonando per qualche momento il suo 'orsismo', mi racconta.
La Stefi - Evento epocale!
Io - Sei ubriaca?
La Stefi - No! Davide e io abbiamo litigato ai tornelli!
Io - Ah, dunque siete umani, me ne compiaccio... perché avete litigato, Davide?
Davide - [Alza le spalle] Ma no... è che... insomma: lei voleva passare da una parte e io volevo passare dall'altra.
La Stefi - Ah, guarda... lui insisteva nel dire che entrate sempre dal primo tornello, io insistevo nel dire che entriamo sempre dall'ultimo... che testone...
Io - Scusa, Davide, ha ragione la Stefi.
Davide - Ma mamma! Non entriamo sempre dal primo?
Io - No.
La Stefi - Visto, testùn?
Davide - [Alza le spalle] Vabbe'. [si mette a giocare con il cellulare]
È stato davvero un evento epocale: i miei due orsi preferiti non litigano davvero mai con nessuno.
Meno male che non ero presente, dai... sarebbe stata un'emozione troppo forte.
Li amo.

Tre
I Distinti quasi completamente nerazzurri.
Orrore, brivido e raccapriccio.
C'è qualcosa che non va.
Me ne sono accorta solo domenica sera?
No.
Domenica sera, però, ho avuto orrore, brivido e raccapriccio.
Così: non provo molto amore.

Quattro
Torna al punto Uno oppure procedi.

Cinque
"Life is what happens to you while you're busy making other plans" ("Beautiful Boy", John Lennon): LA VITA È CIÒ CHE TI ACCADE MENTRE SEI IMPEGNATO A FARE ALTRE COSE.
Grazie, Paolo, per aver citato proprio QUESTA frase parlando di ciò di cui stavamo parlando.

Sei
Forza Toro.

Sette
Ho incontrato un gobbo questa mattina in ufficio.
Mi ha detto: "Però avete rubacchiato, eh?"
Non sono riuscita a rispondergli: ero troppo impegnata a ridergli in faccia. "Scusa, se rido," gli ho poi detto una volta recuperato il fiato. "Scusami davvero... a volte mi comporto in maniera poco appropriata... direi quasi agghiacciande..."
"Ou! Ma sarai stronza, eh?"
"Sì." E me ne sono andata.
Rob de mat: sono tutti così prevedibili e noiosi. Problemi loro: non sanno amare.

Otto
Un po' di musica? OK, eccola:




martedì 22 ottobre 2013

Al di fuori del Toro n. 4

Il 22 ottobre 1969 venne pubblicato "Led Zeppelin II", secondo album degli Zep.

Lo acquistai suppergiù nel 1978: sono antica, ma non così tanto, dai... in ogni caso questo album non è stato minimamente intaccato dal tempo: ha quarantaquattro anni ed è ancora attuale.

Buon compleanno, LZ II... ti faccio gli auguri proprio come se fossi un essere vivente e, tutto sommato, lo sei o meglio: ci sono ancora sfumature di te che mi rimangono da scoprire e sono solo ed esclusivamente buone vibrazioni.

 Quarantaquattro anni ed è sempre e costantemente emozione: GRAZIE.


Tracce:

Lato A
Whole Lotta Love
What Is and What Should Bever Be
The Lemon Song
Thank You

Lato B
Heartbreaker
Living Loving Maid (She's Just a Woman)
Ramble On
Moby Dick
Bring It On Home


N.B. Sono ancora così vinyl-oriented che quando si spengono le note d'organo di Thank You istintivamente mi rivedo prendere LZ II fra le mani, girarlo, appoggiare la puntina, alzare preventivamente il volume delle casse e lasciare che Heartbreaker esploda...

domenica 20 ottobre 2013

L'ultima volta in cui ti ho accompagnato

Aberdeen


Foto scattata a Cross, Isle of Lewis, Ebridi Esterne.
Alcuni dicono che presso certi incroci si incontri il Diavolo,
io a Cross ho incontrato un trattore rosso.
Mercoledì 20 ottobre 1993

Una delle giornate più lunghe della mia vita, così lunga che - forse - non è ancora finita poiché si ripropone con insistenza, un tempo dolorosa, ora addolcita dal tempo.

Durante la notte dormo poco e male.
Mamma è a casa sua, nella sua casa di bambina, papà ed io siamo rimasti a Torino ad aspettare: manca poco.
Manca poco e noi due, da brave bestioline che siamo, da brave bestioline che colgono le vibrazioni dello "sta per accadere" (una delle nostre maledizioni personali), non sopportiamo quasi il peso dei pensieri, il peso di quello "sta per accadere".
Ad un certo punto della notte ci alziamo in contemporanea e ci scontriamo davanti alla porta del bagno: non so chi dei due si spaventi di più. Poi una nebbiosa pantomima di "prima tu", "no, prima tu", "va bene, grazie", "prego, figurati", fra denti digrignanti e la voce roca per il sonno e per le troppe sigarette fumate nelle ore prima.

Poi in ufficio, telefono a mamma:
"Il Nonno?"
"Riposa in pace..."
"A che ora è successo?"
"Poco dopo la mezzanotte..."

Chissà che cos'è questa mia fame di sapere a che ora sono accaduti gli eventi. Forse mi aiuta a catalogarli meglio dentro di me. Non lo so. Ci penserò in un altro momento. A dire il vero è una domanda che mi faccio da sempre. Vabbe'.

Si snocciolano le ore, per una volta rapide, e veloce come un uragano passo da casa a raccattare due vestiti e poi mi butto in autostrada insieme con il buio del pomeriggio autunnale.
Piove.
C'è tanto traffico. Luci rosse, arancioni, bianche. Il casello. Quella strada dritta. Giro a sinistra, poi a destra. La casa dei Nonni.

La casa dei Nonni.

Rallento, indecisa se fermarmi o meno, ma no: premo sull'acceleratore e proseguo.

Entro in casa, nella nostra accogliente casa di campagna, papà è già lì da qualche ora e poi lei: eccola.
Improvvisamente piccola, improvvisamente fragile, improvvisamente.
Ha perso la voce.
Questa partita è troppo grande per lei, troppo, ed è appena iniziata.
Poi una breve cena, il rosario.
Il rosario. Ancora non mi rendo conto: è arrivato l'Autunno e si è portato via il Nonno.

A fine funzione accade qualcosa difficile da spiegare, impossibile da tollerare: ci viene detto che, poco prima dell'inizio del rosario, è venuta a mancare anche una cara amica di mamma.
Si stava preparando per venire al rosario e si è spenta.
Ecco... a volte accade così: con un click.

Mamma diventa quasi incorporea, perde il colore residuo dalle guance, le facciamo spazio, le facciamo da scudo. La trasciniamo via e quasi la scaraventiamo in auto per sottrarla alla folla.
Perché c'era la folla.
Per mio Nonno c'era la folla.

Trovo il coraggio per entrare nella casa dei Nonni.
La Nonna è lì, con un sorriso di circostanza e gli occhi di chi ha inventato la tristezza.
Anche l'involucro del Nonno è lì, fra fiori e persone e mormorii e frasi fatte.
Come faccio a raccontare? Come posso raccontare?
In quel momento faccio un pensiero stupido: "Mai più fiori recisi in vita mia, mai più..."
No, mai più fiori recisi in vita mia, mai più: i fiori recisi hanno lo stesso odore di mio Nonno morto.
Mio Nonno che profumava di acqua e sapone di Marsiglia.
Mio Nonno.
Morto.
Non c'è più.

Mamma, intanto, sembra aver perso i contatti con il mondo.
Li ha persi davvero.
Suo padre è morto.
La sua amica è morta.
Tutto nel giro di poche ore.
Mamma è una statua di sale.
Ogni tanto parla, ma dice frasi sconnesse.
Sono spaventata.
Salgo le scale, vado in camera mia, fumo una sigaretta, accendo un bastoncino di incenso, qualche candela, mi lascio accompagnare da pensieri che non riesco a contenere.
Faccio un bel respiro e scendo giù da mamma.
È seduta sul divano, davanti alla televisione, ha gli occhi gonfi, la pelle bianca, un fazzoletto in mano.
Ogni tanto beve un sorso d'acqua.

In televisione c'è Toro-Aberdeen.

Vedo i gol di Paatelainen e Jess scorrere sopra gli occhi di mia madre come se fossero uno scontro fra galassie: un buco nero.
0-1
0-2
"Finirà mai questo giorno?" Continuo a chiedermi in silenzio. Adesso so che sta finendo.

E poi, si sa, le cose accadono.
All'improvviso.
Senza un senso logico.
Semplicemente si insinuano nella tua esistenza.
Ed hanno anche un nome: Sergio.
1-2

Mamma ha un sussulto, come se stesse riprendendo a far parte di QUESTO universo.
L'intervallo della partita.
E poi il secondo tempo.
Sembra di avere la Maratona a due passi.
Fortunato.
2-2

Mamma corre verso il reintegro di sé ed io dentro SONO SICURA che quelli lì, anche senza maglie granata, me la possano portare indietro.
Autorete.
Booth.
3-2

Mamma c'è.
Improvvisamente piccola, improvvisamente fragile, improvvisamente.
Ma c'è.
E può tornare a vivere il suo dolore.
È il momento del lutto.
E per me è il momento del sonno.

Il giorno dopo proviamo a ripartire.
Quando tutto è davvero finito si può ripartire, vero?
Proviamo a ripartire, dunque... ci sono tante cose da organizzare: il funerale e il dopo.
Piove.

Il giorno dopo ancora, durante il funerale, niente pioggia, solo quel sole caldo che illumina di rosso e di giallo la campagna.
Quanto ti sarebbe piaciuto vedere la campagna oggi, Nonno, e quanto ti sarebbe piaciuto vedere la carica del Toro, ieri... questo pensavo mentre ti accompagnavo per l'ultima volta.

Mentre ti accompagnavo per l'ultima volta pensavo a quanto mi sarebbero mancate le tue mani ruvide. Il tuo profumo di pulito. La pelle bianca dei tuoi bicipiti. Il tuo sguardo furbetto. Le tue frasi "a scalpello". Tu.

Ci sono immagini di te che si snodano dentro di me come un film: appoggiato al bastone della zappa che guardi la nonna, seduto sotto la betulla mentre osservi l'assoluto, tu che scendi dall'auto di papà al ritorno da Toro-Fiorentina nell'anno dello scudetto (eri proprio felice!)... così.

Sai, Nonno, quando mi capita di vedere immagini dei giocatori del Grande Torino mi vieni in mente anche tu: portavi i capelli tutti lisciati all'indietro, resi immobili, ordinati e perfetti dalla brillantina.
Anche tu continui ad essere Eroe dentro alla mia testa.
Chissà se lassù in cielo puoi guidare il tuo trattore rosso, chissà se lassù puoi giocare al pallone...



Martedì 7 agosto 2012

Sono ad Aberdeen, aspetto di prendere il traghetto per le Shetland.
Piove.
Gli altri sono in auto, io... "Vado a fare una passeggiata sotto la pioggia."
Guardo il cielo, guardo le gocce che creano cerchi nelle pozzanghere... quei cerchi.
Oddea... Nonno.
Nonno, hai visto? Sono arrivata fino ad Aberdeen...
Guardo il cielo e ti parlo, così come ti ho parlato in tutti questi anni di assenza, così come ti ho parlato in tutti quegli anni di amore infinito.
Infinito.
Se è infinito, dunque, è ancora qui.
Ti vedo, ti vedo dentro di me, vedo quegli occhi che mi guardano, vedo che scuoti la testa, come quella volta in cui eri entrato in camera e mi stavo dimenando come una selvaggia ascoltando "Immigrant Song", scuoti la testa proprio come allora, ma questa volta non mi dici: "Abbassa un po', insomma!", no... questa volta mi dici: "Fai partire quella canzone o no? Hai sempre la testa fra nuvole...", e allora premo il tasto dell'iPod e l'unica musica che voglio sentire entra ancora una volta a far parte delle mie fibre.




Sì, Nonno, ho sempre la testa fra nuvole, sempre.
Solo così riesco a vedere di lontano il tuo trattore rosso, ti vengo incontro, mi fai segno di salire e mi porti ancora una volta a vedere il tramonto fra i campi.
Guardiamo insieme il sole colorare di assurda tenerezza la Natura e mi chiami, ancora una volta, Gio'.
Gio': il diminutivo di GIOIA.
Tu mi chiamavi così.


Domenica 20 ottobre 2013

Sono passati vent'anni e tutto questo amore è rimasto intatto: ti voglio bene per sempre. Ciao, Nonu!

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Il secondo in piedi da sinistra è Lui, alcuni degli altri Uomini ritratti in questa foto se ne sono andati senza avere avuto la possibilità di diventare vecchi. A Lui è toccato di arrivare a vedermi adulta e di raccontarmi le loro storie. Questa foto raccoglie buona parte del mio cuore: è uno dei miei tesori più grandi.