mercoledì 12 dicembre 2012

Babele

Mille domeniche in una


“Sagliets, hai visto i miei evidenziatori?”
“Butelka!”
“Eh?”
“Kohtisuoraa projektiota!”
“Ah, credevo rispondessi ‘ciuppa’... comunque idiota ci sarai tu, maleducato.”
“I tuoi - prentari! - evidenziatori mi servono per - kopec! - finire ‘sto lavoro senza - singlett! - senso...”
“Senza senso... certo, certo... ma come diavolo parli oggi?”
“Kestane zementu mboilgeog! Non lo so... ho una Babele in testa...”
“Senti, non farla troppo lunga... quando hai finito di delirare riportameli: devo colorare una foto di Jimmy Page! Muoviti!”
“Jimmypagejimmypagejimmypagegnégnégné! Che noia!”
“Come osi?”
“Gneru-gneru-gneru!”
Ci sono giorni in cui non c’è molto da dire sul Toro e allora giochiamo. La Redazione, grazie anche e soprattutto alla sua struttura labirintica, si presta a diventare un campo di gioco. Senza arbitri: che figata.

Domenica.
La sinusite rulez e guardo il Comunale in cartolina.
Otto del mattino.
È presto - ma mai abbastanza - per pianificare: complicanze casalinghe dovute alla mia sinusite e al marito... milanista.
- Decidiamo subito chi la guarda e dove.
- Io in cucina!
- OK, io in sala: bene.
-.Bene che cosa?
- Guardare il Milan in sala.
- Catzzzzzzz, è vero: quando sei lì vincete... la guardo in cucina lo stesso.
- Urlo libero?
- Ovviamente.
- E i bambini?
- Liberi tutti.

Domenica.
Mi scrive Max: “Vieni?”
“No.”
“Che c’è?”
“Sinusite e tristezze.”
“Ti abbraccio, socia.”
“Idem con patate, socio.”

Domenica.
Mi scrive Sabrina: “Ma sei proprio sicura di non venire allo stadio?”
“E come catso faccio? Sto da cani.”
“Mi dispiace...”
“Anche a me.”

“Allora?!? I miei evidenziatori?!?”
“Evidenziagiuves, cucumerlo, trallallà!”
“Sagliets, smettila.”
“Ou. Hai mai ballato col diavolo nel pallido plenilunio?”
“Ovviamente sì, sciocco: l’ultima volta è successo alle Shetland, non te l’avevo detto?”
“In che guaio mi sono cacciato...”
“Allora, ascoltami: la bruma del Mare del Nord si stava riappropriando dei pascoli...”
“Ma smettila, zio cane!”
“What?”
“The pen is on the table, the cat is in the hat.”
“Sì, ciao.”
“Ciaooooooooo! Anche tu qui?”
“Smettila!”
“Vieni alla partita?”
“No.”
“Uffff.”
“Eh...”
“Oh...”
[in coro] “Let’s go!”

Domenica.
Intorno alle 13:57.
“Davide, hai voglia di fare una pazzia?”
“Vuoi andare allo stadio, mamma?”
“Sì.”
“Andiamo!”
Senza biglietto, andiamo.
Il maledetto bus non arriva, chiamo Sabrina. “Sto arrivando. Quando sono lì Samu e Davide corrono a fare la fila per i biglietti, tu fammi trovare una birra.”
Il benedetto bus arriva, saliamo praticamente in corsa, scendiamo, tante sciarpe Granata intorno a noi, ecco Sabrina. “Samu! Davide! Correre! Andare!”, “Ou, Sabri, grazie per la birra”, “Dai, che ce la facciamo!”, “MiSchia, che male, che male, che male, fottuta sinusite!”
Nota per le prossime belle pensate: MAI andare allo stadio in un giorno di freddo porco se il nervo trigemino è incazzato, MAI.
“Mamma, sei una grande! Siamo arrivati in tempo! Dopo posso prendere un panino da Stringi!, eh?”
“Certo, tesoro...”

Domenica.
Intorno alle 17:00.
“Vuoi ancora il panino, ciccio?”
“Sì, per favore... e, sempre per favore, posso non venire più alla partita quando fa così freddo?”
“Come preferisci, ciccio...”
Non so se stia urlando di più il mio trigemino infiammato, il mio egoismo di madre Granata che porta il figlio allo stadio al freeeeddo e al geeeelo, il mio ennesimo profondo percussivo disperato reiterato ignorato dolore.

Domenica.
Notte.
Quasilunedì.
Il Toro è morto, sai che novità.
Non ne ho voglia.
Non ho voglia di consolare chi chiede conforto.
Non ho voglia di prestare orecchio alla mia rabbia.
La mia rabbia... la Rabbia.
Quella mia, sua, tua, nostra, nei secoli dei secoli, amen.
Qualcuno la pagherà per questo scempio.
Per ora stiamo pagando noi.
La ruota gira.
Aspetto.
Fiduciosa.
Perché, se non portassi con me le solite immense sporte di fiducia, non sentirei più nel cuore e nello stomaco quella Bestia dannata che mi porta sulle gradinate ad assistere al nulla.
Quella Bestia dannata... mi consumerà o saprò ancora portarla in alto fino a toccare il cielo?
La Torre di Babele finì per crollare, chissà...



Questa settimana tocca a “Rock and Roll” (Led Zeppelin IV, 1971, Led Zeppelin): quando c’è troppo rumore in testa e nell’anima, è buona norma trovare suoni che coprano il frastuono.



Dedico “Rock and roll” al giorno in cui tutto sarà più chiaro e, in quel giorno, dire “Allora era proprio come sospettavo...” sarà fonte di ennesima amarezza, ma ci sentiremo un po’ sollevati pur se molto molto molto più tristi.